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Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

Davide Oldani, una cucina Pop

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Pubblicato su “MilanoMarittimaLife” Winter 2017 Sembrava destinato alla carriera in campo. Non a coltivar l’orto in campagna ma in calzoncini corti dietro a un pallone. Giocava nella Rhodense, attaccante, prometteva bene in C2. Poi qualcosa si rompe (tibia e perone in un colpo solo), la scuola alberghiera diventa la priorità. A 16 anni dalle stelle del football a quelle Michelin alla corte di Gualtiero Marchesi a fare esperienza. “Tu sei come una spugna – gli disse il Maestro - assorbi tutto e poi comincerai a cedere l’acqua che hai trattenuto”. Dieci anni di gavetta, iniziati come aiuto cuoco e terminati da chef. L’inizio di un percorso tutto maiuscolo, approdato nel 2003 al ristorante D’O a Cornaredo vicino a Milano, culla della sua ideazione, la cucina Pop. Quel “Pop” sta per alta qualità accessibile a tutti: prima di lui, qualità e accessibilità, erano considerate un ossimoro. Nel 2008 l’Ambrogino d’Oro dal Comune di Milano, cinque anni dopo in cattedra niente poco di meno c

Il caso Pantani

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Pubblicato su Romagna Gazzette, Dicembre 2017 Raccontava Davide Cassani come ancora oggi il nome di Pantani riservi emozioni e talvolta lacrime al solo nominarlo per la sua vicenda umana e sportiva. Una storia che inquieta e subito fa pensare alla fugacità della vita, al suo strano girotondo di alti e bassi nel giro di così pochi anni. Nel caso del ciclista di Cesenatico, appena sei: dalle vette conquistate a Giro e Tour (1998), agli abissi della solitudine nel 2004. Tante sono le pubblicazioni sul Pirata, dalle strettamente sportive e memorialistiche, alle cronachistiche e giudiziarie, da riempire un intero scaffale di biblioteca, in genere pressoché sgombro alla voce “sport”.  La babele si aggiunge di un ulteriore volume, “ Il caso Pantani. Doveva morire ” (Chiarelettere, 2017), scritto dal criminologo Luca Steffenoni. Il libro non dà risposte ma pone interrogativi (tanti) ripercorrendo un percorso di vita contrassegnato da salite, discese e cadute, così come i capitoli d

Il romanzo del Vecio

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Pubblicato su Romagnagazzette, Ottobre 2017 A 90 anni dalla nascita, giusto per non rendere la ricorrenza una scatola vuota, è consigliabile ripercorrere la vita in contropiede di uno degli allenatori il cui indice di gradimento ha conosciuto gli sbalzi da montagne russe col maggior grado di pendenza: Enzo Bearzot . Per farlo è utile rileggersi il libro intervista di Gigi Garanzini , “ Il romanzo del Vecio ”, pubblicato in diverse edizioni, tra le ultime in economica da Baldini e Castoldi. Già l’introduzione è maiuscola, firmata da Indro Montanelli negli inediti panni di cronista prestato allo sport. Che al solito non le manda a dire, tanto da scrivere: “l’Italia ha avuto due soli, veri commissari tecnici: Vittorio Pozzo ed Enzo Bearzot”. Una frecciata neanche tanto velata ad Arrigo Sacchi, colui che volle più di tutti cambiare mentalità e Dna del difensivismo italico. Ma al di là dell’Indro nazionale, è il personaggio Bearzot quello che lascia il segno, in un racconto che allo