Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Libri & Letteratura

Macchiavelli sempre il numero 1

Immagine
Il bello dell’estate è avere un po’ di tempo libero per coltivare le proprie passioni. E prendere in mano libri nel cassetto dei desiderata frustrati dal “vorrei ma non riesco”. Uno degli autori in questa personale categoria è Loriano Macchiavelli , il padre del poliziesco italiano, di cui ho letto tantissimo, salvo poi abbandonarlo circa una decina di anni fa. Non certo per disaffezione ma per distrazione. Dopo avere letto in questi giorni “ Coscienza sporca ” (Mondadori, 1995) devo dire di avere fatto male ad essere stato così svagato sullo scrittore bolognese. Perché ancora una volta ti mette davanti pagine di puro piacere della lettura, arricchite da quell’ingrediente in più costituito dalla Bologna che ho vissuto negli anni dell’università. Il romanzo ridà vita al celebre Sarti Antonio (il cognome sempre prima del nome), ucciso con pentimento dall’autore in anni precedenti. Ed è una fortuna che la letteratura abbia la fortuna della resurrezione perché con la morte definitiva ci

Franceschini, tra Cesenatico e Mercato Saraceno

Immagine
È impossibile non lasciarsi ammaliare da “ Bassa marea ” (Rizzoli, 2019) di Enrico Franceschini . È impossibile se lo divori in due giorni in spiaggia a Ponente e sullo sfondo ti trovi quel capanno che è la tana del protagonista, il giornalista Mura (chiaro omaggio al grande Gianni Mura). È impossibile se vai in sella alla bicicletta e solchi le vie di Cesenatico, ops Borgomarina, e ti pare di stare dentro le pieghe del libro, tra il San Marco, il Dolce&Salato, il Faro, il grattacielo, il Giardino dei sapori perduti… “ Bassa marea ” è un libro che vivi sulla tua pelle, ecco la parola giusta, e ti fa respirare il clima della vacanza, anche se la storia è ambientata in primavera. Perché è un libro da leggere nella spensieratezza dell’estate  (la foto del post non è casuale) . Una storia leggera che si dipana lungo due assi: il plot con leggere tinte di nero, protagonista un giornalista in pensione che si ritrova investigatore per caso; un gruppo di amici di lunga data a metà tra la

Che bello Cesenatico Noir

Immagine
Per chi è avvezzo al genere, in Romagna il giallo l’ha sempre associato a due località. La prima è Cattolica per un evento, il celebre Mystfest. La seconda è Rimini e qui la questione è diversa. La città dei “gelati e delle bandiere” non ha mai avuto una scuola, né tanto meno una rassegna di livello (almeno a mia memoria). Tuttavia è stata epicentro di numerose narrazioni fatte di delitti e intrighi, come se la nebbia e gli opachi sfondi de “ La prima notte di quiete ” di Vencini anni 70 avessero tracciato una linea di ispirazione. Giusto per fare alcuni nomi, i primi che mi vengono in mente: Tondelli, Lucarelli, De Cataldo, Russomanno, Vignali, Angelini…

La bravura di Lucarelli

Immagine
Qual è la bravura di Carlo Lucarelli ? Me lo sono chiesto tante volte al termine di molti suoi polizieschi. Ci ho girato attorno per parecchio tempo e sono giunto alla conclusione. Ciò che lo rende un gradino sopra tanti è l’ambientazione, l’unire l’indagine alla storia. Il contesto non è il contorno ma parte della pietanza. L’ho capito, dopo avere letto in questi giorni “ L’inverno più nero ” (Einaudi, 2020), l’indagine del commissario De Luca. Una ventina di anni fa mi ero cimentato su “Indagine non autorizzata”, la prima del poliziotto, a cui aveva fatto seguito “Carta Bianca” e “L’estate torbida”. A stimolarmi in quella direzione era stata una intervista fatta a Lucarelli a San Mauro Pascoli per il settimanale Il Ponte, registrata su un nastro magnetico che chissà dove sarà finito. In quell’occasione lo scrittore mi aveva anche raccontato che si era cimentato sul delitto Ruggero Pascoli, per conto di un quotidiano. Tornando ai romanzi, Lucarelli ha il dono di raccontare la sua

Che bello Bordelli

Immagine
Confesso di avere un debole per Franco Bordelli, il commissario nato dalla penna di Marco Vichi. La scintilla è scoccata sin dal primo romanzo, “ Il commissario Bordelli ”, letto casualmente una quindicina d’anni fa. Da allora non ho fatto altro che proseguire di volume in volume senza una logica apparente. L’ultimo è di queste festività natalizie, “ L’anno dei misteri ”, letto in ebook e ambientato nel 1969. In un genere poliziesco contrassegnato dall’ hard boiled , fatto di duri e violenza spesso tendente al pulp, Vichi ha scelto la strada più soft, giocando sulla psicologia del protagonista nel contesto di una Firenze anni ’60 tra ricostruzione, proteste giovanili ed eventi cronaca (l’esondazione dell’Arno la più eclatante). Bordelli è un personaggio della strada che fa una chiara scelta a favore degli svantaggiati. Per amici ha una ex prostituta sua confidente e suo rifugio, senza rapporti intimi. Un ex scassinatore (Ennio) a cui chiede favori per indagini di polizia. Un genial

I milanesi perbene di Scerbanenco ammazzano il sabato

Immagine
Dopo la rosticceria ( vedi post precedente ) avevo bisogno di tornare a gustare qualcosa di buono che mi riconciliasse con il gusto della lettura. Per le mani non poteva capitarmi di meglio se non Giorgio Scerbanenco con il classico “ I milanesi ammazzano al sabato ”. Il contesto è la Milano abbietta dalla prostituzione, dei pappa che non si fanno scrupoli nello sfruttare deboli di qualsivoglia categoria, persino malati di mente pur di fare soldi. La città è il motore dell’Italia del boom economico anni ’60. Scerbanenco scava laddove lo sfavillio non c’è, nel punto ove il benessere arriva solo per lontani echi. “La civiltà di massa ha questo pregio, che ciascuno può annegare liberamente senza che gli altri gli diano fastidio nel tentativo di salvarlo”. È una città che lavora, sempre all’opera, talmente indaffarata da regolare i conti personali con il malaffare il sabato perché gli altri giorni non può permettersi di staccare dall’ufficio. Le brave persone durante la settimana fanno

Se il commissario è un intrattenitore

Immagine
Da sempre la letteratura, o presunta tale, ha annoverato filoni dedicati all’intrattenimento. Storie fini a sé stesse, fatte di sola trama, per tenere vivo il filo di un discorso dalla facile dipanatura. La semplicità di queste storie in genere sta nell’assenza di indagine psicologica dei personaggi e in un dipinto ambientale pari allo zero. È pura storia e basta. Per altri ingredienti passare più tardi, se si trova aperto. In questo genere vanno annoverato numerosi gialli, o polizieschi che si dica: racconti di fatti, spesso senza un nesso apparente e invece concatenati secondo una strana logica delinquenziale. Tra questi vanno inquadrati i romanzi della prolifica Maria Masella . In questi giorni mi è capitato di leggere “ Matematiche certezze ” (Fratelli Frilli editori), scritto a quattro mani insieme a Rocco Ballacchino. La doppia firma sta nell’ambivalenza della ambientazione della storia, tra Genova e Torino. Nella città marinara indaga Antonio Mariani (Masella), in quella sab

Adalgisa, la lady di ferro

Immagine
Ci sono personaggi letterari che finiscono per prevalere sui loro autori. Il nome del protagonista delle pagine finisce per oscurare chi lo ha inventato. È il caso di Adalgisa Calligaris l’ispettore nato dalla fantasia della brava  Alessandra Carnevali . Mi sono letto d’un colpo i primi tre libri della serie, tutti targati Newton Compton: Lo Strano caso del commissario Calligaris , Omicidio a Villa Rovelli , Il giallo di Palazzo Corsetti . Devo dire che me li sono bevuti a fiatello, come non si dovrebbe fare quando si ha un vino che piace. L’ambientazione è in Umbria nel paesino di Rivorosso. Il commissario è la classica sfigata degli anni giovanili (grassa, bassa, secchiona), divenuta una “leonessa” grazie a una forza di volontà e una tenacia non comuni, che l’hanno vista scalare posizioni nella polizia. Adalgisa è acida, poco incline allo scherzo, pronta alla battuta tranchant, parla poco di sé, ma ha un muscolo sempre in funzione: il cervello. È il classico personaggio che rive

Olivieri, purtroppo dimenticato

Immagine
Ho terminato da poco “ La fine di Casanova ”, terzo libro di una personale trilogia di Renato Olivieri , acquistata per caso in un mercatino dell’usato a Bologna lo scorso novembre. Sotto mano mi sono finiti I l caso Kodra , Villa Liberty e il già citato Casanova. D’un colpo li ho fatti miei e neanche 10 euro e senza trattativa (sotto quei tendoni si sa che si va in contrattazione).  Di Olivieri mi aveva colpito alcuni anni fa la sua “tecnica” di scrittura. Se ne andava tutto solo in un appartamento a Milano e lì, in quel rifugio, scriveva i suoi romanzi. È stato un padre del giallo e come spesso avviene è finito nel dimenticatoio. Oggi che il genere viaggia al ritmo di una pizzeria d’asporto in pieno centro, sarebbe il caso di riscoprire la sua grandezza, e magari risarcire il suo vice commissario Ambrosio dalla pessima performance televisiva interpretata da Ugo Tognazzi parecchi anni fa. Olivieri si inserisce perfettamente nella scuola italiana d’altro profilo del genere: il gia

Il mio primo ebook con Conan Doyle

Immagine
Difficilmente dimenticherò “ Uno studio in rosso ” (Einaudi) di Conan Doyle . Non tanto e non solo perché si tratta del primo romanzo che ha per protagonisti Sherlock Holmes e il suo fido medico Watson. Bensì perché è il primo romanzo che leggo su un ebook , il Kindle per la precisione. Esperienza unica, non c’è che dire: a parte una certa imbranataggine all’inizio, ho apprezzato la praticità di questa lettura che consente anche di sottolineare parti di testo e non affatica l’occhio. Un bell’inizio che non poteva trovare miglior battesimo con un romanzo di Doyle. “Nella matassa incolore della vita, corre il filo rosso del delitto, e il nostro compito consiste nel dipanarlo, nell’isolarlo, nel metterlo in luce istante dopo istante”, dice Holmes. Che al di là del riferimento al color rosso, che dà il titolo a questo romanzo, in quelle poche righe spiega la sua missione nella società inglese: risolvere enigmi, laddove la polizia non arriva, attraverso l’arma della deduzione scientifica. C

Il lupo di Baldini

Immagine
La montagna con i suoi ritmi, le sue tradizioni, la sua fauna. Un periodo storico, gli anni ’50, in subbuglio per i moti di piazza e le repressioni del ministro Scelba. “ Come il lupo ” (Einaudi, 2005, pp. 236) di Eraldo Baldini , ricorda alcuni romanzi di Loriano Macchiavelli, col suo commissario Santovito. Tanti i punti di contatto tra il bolognese d’adozione e Nazario Minghetti commissario del Corpo Forestale di Baldini: la divisa, il passato da ex partigiani, l’Appennino tra Toscana ed Emilia-Romagna, il carattere chiuso dei montanari segnati dall’isolamento e il duro lavoro, il forte legame con un passato (prossimo e remoto) che non passa, e soprattutto la forza di consuetudini tradizioni culturali insite nel Dna della gente. Ed è proprio il fil rouge del passato l’aspetto più significativo nel romanzo dello scrittore ravennate, non più concentrato sulla storia in stile noir nel genere che l’ha fatto conoscere al pubblico col suo gotico rurale, ma sulle leggende e l’antropologia

Il delitto di nozze

Immagine
È impietoso il ritratto della Milano di Lucia Tilde Ingrosso, nel noir “ A nozze col delitto ” (Kowalsky, 2007). Non tanto perché scava nei classici bassifondi del malaffare in stile Scerbanenco, bensì nella cosiddetta Milano bene, reduce dall’euforia yuppista degli anni Ottanta e oggi alle prese con una selva di rapporti umani liquidi. Nell’omicidio del bravo ragazzo, Vittorio Aldobrandi, c’è lo scoperchiamento di una doppiezza di vita da far paura: la promessa sposa Ludovica Malinverni che vive un’altra storia d’amore sin alla vigilia dell’altare; il nullafacente col vizio del gioco d’azzardo; la giovane e procace innamorata pazza di Vittorio ma soprattutto della sua posizione sociale… Insomma, un sottobosco di relazioni prive della loro autenticità, unite per lo più dall’interesse. In questo contesto indaga il giovane commissario Sebastiano Rizzo, tutto lavoro, vizio del fumo, e la sola passione per il footing e l’Inter. Classico personaggio positivo con pochi difetti, decisament

Quei delitti che ingannano

Immagine
Mentre in Italia prendeva forma l’unità della nazione, dall’altra parte del mondo aveva inizio una guerra civile destinata a dividere un popolo, quello americano. Il titolo del romanzo di Anne Perry (nella foto), “ Delitti tra Nord e Sud ” (I Classici del Gialli Mondadori n. 944), allude a quell’evento storico. E come buon romanzo giallo che si rispetti, inganna il lettore. Perché la guerra civile tra schiavisti e non, ha sì la sua importanza, ma rimane sullo sfondo. Prima ancora viene l’Inghilterra, teatro al centro della storia che vede per protagonista gli affezionati investigatori della scrittrice, Monk e Hester. Uno strano ricatto, una contesa vendita di fucili agli eserciti americani in guerra, l’omicidio del mercante d’armi Daniel Alberton, l’eterna sete del denaro. È brava la Perry a dosare nel giusto modo gli ingredienti della suspance e tenere incollato il lettore fino all’ultima pagina. D’altronde non abbiamo di fronte una delle maestre del genere?

Un azzurro che non sgualcisce

Immagine
Secondo tassello di una trilogia, “ Il fazzoletto azzurro ” di Corrado Augias stupisce per il suo doppio binario: frenetico, piazzaiolo, dilemmatico nel contesto in cui si svolge la storia (anno 1915, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia); lento e flemmatico nell’incedere dei suoi protagonisti, capeggiati dall’agente segreto Giovanni Sperelli. Augias scrive una spy story velata di giallo, lontana anni luce dallo stile anglosassone dei maestri Le Carre e Forsyth. Se in questi ultimi è la suspance a lasciare incollato il lettore alla pagina, Augias si inserisce pienamente nel filone “made in Italy”: gli omicidi, gli avvenimenti, il racconto, non sono mai fini a se stessi ma parte essenziale del contesto storico in cui avvengono. È questa la peculiarità del giallo italiano (Macchiavelli, Lucarelli…), il suo essere sociale e storico. E spesso attuale, malgrado il passare degli anni. Come nel caso del “Il fazzoletto azzurro”, pubblicato negli anni Ottanta. Proprio ieri sera Mario I

L'insolito giudice di Simenon

Immagine
È un Maigret insolito quello del romanzo “ La casa del giudice ” (Adelphi, pp. 145, euro 7,00). Soprattutto perché confinato nella lontana periferia della Vandea, non si sa per quale misfatto. Parigi è lontana, così come la sua vivacità, eppure l’ispettore dimostra di sapersi adattare al lento e noioso quotidiano di un paesello, fatto di partite a carte al bar, il tempo bizzoso, boccali di birra e un insopportabile compagno d’arme innamorato della propria brillantina. A riportalo alla vita, per paradosso, ci pensa un insolito omicidio in casa di un giudice, a L’Aiguillon. Altro paesello, che vive di cozze, dove tutti si conoscono, stranamente abitato da un giudice dal passato a Versailles e con due figli dalle tante problematiche nel passato e nel presente. Una strana simbiosi si crea tra l’ex uomo di legge (il giudice) e il tutore dell’ordine (Maigret): sono due personaggi le cui leggi non stanno solo nei codici ma nel loro essere. Sono di un altro mondo rispetto a quel micro universo

Artusi e quell'odore di chiuso

Immagine
Come cambiano i tempi. Siamo alla fine dell’Ottocento, c’è un personaggio che si è fatto una posizione economica che gli consente di non lavorare più e di dedicarsi all’hobby preferito: la cucina. Per i più è ancora un signor nessuno, romagnolo d’origine, vuole pubblicare un libro-raccolta di ricette, anche se non trova un editore, ed è costretto a cavarsi di tasca propria i soldi per stamparlo. Oggi, a cent’anni dalla sua morte, il personaggio è venerato da tutti, mette insieme mondo accademico e gusti popolari, ed è elevato al rango di padre della cucina italiana. Strana parabola, quella dell’Artusi. Fisico imponente, baffi a manubrio, scapolo sino all’età di 90 anni. Gastronomo per passione, insieme alla sua fedelissima Marietta, la governante che l’ha accompagnato lungo il corso della sua vita. Cultore delle lettere, con due pubblicazioni poco considerate dalla critica. E soprattutto, investigatore. Proprio così. Era il tassello che mancava nel variegato puzzle delle definizioni a

Il delitto etico di Harvey Garrard

Immagine
Guardando all’attuale situazione e alla caduta dell’etica pubblica e privata, può far riflettere anche un piccolo libro come “ Il delitto di Harvey Garrard ”, scritto dal giallista inglese Oppenheim negli anni ’30. Un giovane aristocratico avvezzo alla bella vita, Garrard, si trova sulle spalle l’azienda di famiglia, che lascia in altre mani sino al giorno nel quale se la ritrova sul lastrico. Come fare per risollevarne le sorti? Prendere illegalmente dei soldi, sottratti a una persona morta, quale prestito d’onore, e fare della speculazione finanziaria. In gioco c’è un’azienda da salvare, posti di lavoro da difendere, una tradizione aziendale di decenni da onorare. Oppenheim ci dà prova di un personaggio che pur utilizzando mezzi poco leciti, nell’insieme appare come un eroe positivo. In fondo Garrard quando fa qualcosa d’illecito ne sente il peso della coscienza, sia individuale (la sua etica) sia sociale (lo scandalo del contesto). Proprio il contrario di oggi, dove etica pubblica

SEGRETI ITALIANI

Immagine
Davvero strana la sorte del romanzo spy italiano. Malgrado non sia mancata la materia in casa nostra – lunga la serie di attentati e presunti golpe senza colpevoli – solo negli anni ’80 il genere ha iniziato a prendere piede in Italia. Prima il monopolio era appannaggio di scrittori francesi e anglosassoni. Dico questo perché mi è capitato di leggere “L’inganno” (Tropea, 2003) di Andrea Santini. Ebbene, Santini è il primo scrittore italiano a comparire nella collana Mondadori “Segretissimo”, uno dei primi quindi a pubblicare spy story all’italiana. Il libro merita e dimostra che i nostri scrittori mistery non hanno nulla da invidiare a Le Carrè. La storia è ambientata in una Italia sconvolta dagli avvenimenti del G8 di Genova, tra neoterrorismo informatico e complotti di Stato, che investono anche le gerarchie ecclesiastiche. A indagare un poliziotto, Aldo Palmieri, dibattuto tra l’amore per il figlio e il dovere della divisa.

BREVE FIACCO RITORNO

Immagine
È la prima volta che leggo un libro di Mignon Good Eberhart. E devo dire che non mi ha suscitato un grande entusiasmo. “ Breve ritorno ”, uno dei classici proposti in edicola da Repubblica, ha il limite della scontatezza. Della suspense a comando, incapace di suscitare quello scatto di interesse che per un romanzo giallo è vitale. La storia è quella di tre ragazze (due sorelle e una cugina voce narrante) felici nell’essersi rifatte una vita dopo la morte di Basil Hoult (marito di Alice, una delle due sorelle). Tranquillità e agiatezza economica scandiscono i loro giorni fino a quando non ricompare in vita colui che si pensava morto, appunto Basil. Si tratta in realtà di un “breve ritorno” perché dopo poche ore viene trovato morto a due passi da casa. Chi è l’assassino? Spuntano le ipotesi, la polizia indaga, gli intrighi amorosi si infittiscono. Insomma, il solito plot con un po’ di fiacca in più. Non certo degna del miglior giallo che si rispetti.

LE ARGUZIE DI PERRY

Immagine
Interessante l’iniziativa di Repubblica che ha deciso di ripubblicare i primi gialli della collana Mondadori. Un’immersione nella buona lettura, sempre che il genere sia di gradimento. Di recente ho letto “Perry Mason e l’avversario leale” di Erle Stanley Gardner. Lo scrittore americano è l’inventore del celebre avvocato indagatore, reso famoso grazie a un telefilm di successo. La storia è semplice. Due sorelle (Margherita e Carlotta Faulkner) con un’azienda di vivaistica di fiori vengono insidiate dal loro principale concorrente (Arrigo Peavis), che non si fa scrupolo nel voler acquisire la loro catena di negozi. Peavis, sfruttando la debolezza nel gioco del marito di Carlotta e attraverso alcuni amici fidati, riesce ad avvicinarsi al pacchetto azionario di maggioranza dell’azienda Faulkner. Nel mezzo ovviamente c’è un omicidio, tanti indiziati e la risoluzione del problema grazie a Perry Mason. Una storia semplice ma non per questo una storia banale.