La bravura di Lucarelli


Qual è la bravura di Carlo Lucarelli? Me lo sono chiesto tante volte al termine di molti suoi polizieschi. Ci ho girato attorno per parecchio tempo e sono giunto alla conclusione. Ciò che lo rende un gradino sopra tanti è l’ambientazione, l’unire l’indagine alla storia. Il contesto non è il contorno ma parte della pietanza.

L’ho capito, dopo avere letto in questi giorni “L’inverno più nero” (Einaudi, 2020), l’indagine del commissario De Luca. Una ventina di anni fa mi ero cimentato su “Indagine non autorizzata”, la prima del poliziotto, a cui aveva fatto seguito “Carta Bianca” e “L’estate torbida”. A stimolarmi in quella direzione era stata una intervista fatta a Lucarelli a San Mauro Pascoli per il settimanale Il Ponte, registrata su un nastro magnetico che chissà dove sarà finito. In quell’occasione lo scrittore mi aveva anche raccontato che si era cimentato sul delitto Ruggero Pascoli, per conto di un quotidiano.

Tornando ai romanzi, Lucarelli ha il dono di raccontare la sua chiara predilezione per la Storia, con particolare attenzione all’epoca fascista, attraverso il poliziesco. Prendiamo “L’inverno più nero”. De Luca è passato alla polizia politica, il suo dna però rimasto dello sbirro. Non è casuale che chiamino lui per risolvere tre casi nella Bologna del dicembre 1944: delitto fascista, nazista e partigiano.

Ma non è il suo modo di indagare a lasciare il segno bensì l’ambiente in cui si muove De Luca. Per capire cosa è stata Bologna nel caos di quei giorni ci sono i bombardamenti che non risparmiano nessuno (perché le bombe non sono mai intelligenti), ci sono le strade melmose e piene di fango, il buio decadente e insicuro della notte, gli animali che convivono con le persone, l’anima solidale della città popolare, la mancanza di regole per un ordine soggetto all’arbitrio del più forte e quindi di nazisti con repubblichini nel ruolo di parenti poveri.

Affermare che tutto questo vale più di un libro di storia significa esagerare; più corretto è dire che può aiutare a comprendere un clima e un periodo. Il titolo del romanzo inquadra bene il tutto: “L’inverno più nero”. In queste tre parole c’è l’intero succo della storia.

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