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Visualizzazione dei post da agosto, 2008

E LI CHIAMANO PASSI IN AVANTI

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C’era da aspettarselo. Prima o poi si sarebbe arrivati a ciò. Domenica prossima niente calcio in chiaro. Lo si potrà vedere solo sulle piattaforme a pagamento. “Una svolta epocale” l’ha definita il critico tv Aldo Grasso. Un deciso passo indietro, dico io. La televisione è arrivata al colpo mortale del “prodotto calcio”. Ritornare ai tempi di “90° minuto” versione Paolo Valenti è impossibile. Arrivare al nulla di oggi una follia. Lo sport più popolare d’Italia dovrebbe rimanere di tutti e garantire fasce in chiaro al grande pubblico. I padroni del vapore non la pensano così. Già si permettono di avere sempre meno gente allo stadio (lo possono fare visto che i biglietti incidono per il 20% dei loro bilanci). Ora si prendono il lusso di averne meno in tv. Ma non pensano che il giochino prima o poi si potrebbe rompere? No, non ci pensano. Sono troppo presi dai super stipendi di Ibrahimovc, Del Piero e Ronaldinho.

BAGGIO, QUANDO LA CLASSE NON TRAMONTA

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Davvero bello l’articolo di Ivan Zazzaroni pubblicato oggi su “La Repubblica” dedicato a Roberto Baggio. Un campione uscito in punta di piedi dal mondo pallonaro. Non si è riciclato da procuratore-allenatore-osservatore-commentatore (la lista potrebbe continuare per un pezzo), come avviene nella triste “normalità” degli ex di oggi. No, ha deciso di starsene nella sua terra, la provincia vicentina, coltivando i suoi hobby. “Sto bene, sul serio. Questo che vedi è il mio mondo, la casa, il prato, il bosco, il capanno, gli uccelli, il magazzino. Non credo che potrei azzerare tutto per risalire sulla giostra, oggi”. Aggiungendo: “Quel che dovevo fare l'ho fatto, al calcio ho dato tutto me stesso”. Da applausi. In campo e fuori. Campioni non lo si è per caso. La classe non sta solo nei piedi ma anche nelle scelte di vita.

MUGHINI A ME M’E PIACE

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Assistere alla presentazione di un libro di Giampiero Mughini è come essere allo stadio. Tifoseria da curva, applausi che scrosciano, voci del pubblico che si susseguono, e alla prima provocazione la sua reazione non si fa attendere. Così è stato sabato pomeriggio al Bagno Milano a Cesenatico alla presentazione del suo “ Juve. Il sogno che continua ” (Mondadori). Terrazza stracolma di gente di tutte le età, macchinette fotografiche pronte a immortalare il giornalista, accenti più diversi, e un unico comun denominatore: la fede juventina. Che Mughini ha difeso a spada tratta, parlando della triade (Bettega, Giraudo, Moggi) come della più grande dirigenza della storia bianconera. Difficile essere d’accordo con lui. Nel contempo, da interista convinto, difficile non provare simpatia per Mughini. È uno che piace o non piace. Le mezze misure non ci sono. Prendendo a prestito Proietti, “a me m’e piace”.

TASSE VADE RETRO

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In Italia, si sa, alzare la voce conta. Se poi lo si fa al momento giusto, il gioco è fatto. I campioni olimpionici ne sono un esempio. All’unisono: “detassare i premi”. È gente che fatica tanto e guadagna poco, si dice. Per carità, tutto vero. Ma è anche vero che chi prende parte a una competizione sa quali sono le regole di partenza. Solo Singapore dà premi più cospicui (500.000 euro all’oro) ma sa già che non ne darà. Gli Usa sono a poco più di 16mila euro. Vista l’onda emotiva dei successi il capo del Coni, Gianni Petrucci, non poteva rimanere con le mani in mano: la detessazione è fatta. Fa consenso. Il popolo la vuole (lo dice lui). Riporto questo aneddoto di Gianni Mura: “Racconto quello che mi disse Bartali. «Dopo l'attentato a Togliatti e la vittoria al Tour del '48, De Gasperi mi invita e mi chiede: Gino, chiedimi quello che vuoi. Io rispondo: vorrei non pagare le tasse per cinque anni. Ma lui mi dice: no, questo è impossibile». Ma erano altri tempi.

QUANTO SEI BELLA ROMA

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Italiani brava gente, si è sempre detto. Capaci di inventarsi il peggio, vedi fascismo e mafia, ma anche il meglio, vedi olimpiadi del 1960 a Roma. Dimenticate dai più, sono state definite da un giornalista americano, David Maraniss, le migliori della storia. Il suo libro, “ Rome 1960 ”, 496 pagine in tutto, è in testa nelle classifiche di vendita degli States. Roma fu la prima olimpiade televisiva (la Cbs pagando 600mila dollari mandò in onda 20 ore; a Pechino la Nbc offrirà sette canali per 3600 ore di trasmissione!), vide l’irruzione di sponsor e doping. Andò in declino la vecchia concezione europea, aristocratica e dilettantistica dei giochi. Insomma, secondo Maraniss, furono “le Olimpiadi che cambiarono il mondo". Roma ancora una volta crocevia della storia. Da Cesare e Berruti. Lasciando in panchina Totti.