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Visualizzazione dei post da agosto, 2020

I milanesi perbene di Scerbanenco ammazzano il sabato

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Dopo la rosticceria ( vedi post precedente ) avevo bisogno di tornare a gustare qualcosa di buono che mi riconciliasse con il gusto della lettura. Per le mani non poteva capitarmi di meglio se non Giorgio Scerbanenco con il classico “ I milanesi ammazzano al sabato ”. Il contesto è la Milano abbietta dalla prostituzione, dei pappa che non si fanno scrupoli nello sfruttare deboli di qualsivoglia categoria, persino malati di mente pur di fare soldi. La città è il motore dell’Italia del boom economico anni ’60. Scerbanenco scava laddove lo sfavillio non c’è, nel punto ove il benessere arriva solo per lontani echi. “La civiltà di massa ha questo pregio, che ciascuno può annegare liberamente senza che gli altri gli diano fastidio nel tentativo di salvarlo”. È una città che lavora, sempre all’opera, talmente indaffarata da regolare i conti personali con il malaffare il sabato perché gli altri giorni non può permettersi di staccare dall’ufficio. Le brave persone durante la settimana fanno

Se il commissario è un intrattenitore

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Da sempre la letteratura, o presunta tale, ha annoverato filoni dedicati all’intrattenimento. Storie fini a sé stesse, fatte di sola trama, per tenere vivo il filo di un discorso dalla facile dipanatura. La semplicità di queste storie in genere sta nell’assenza di indagine psicologica dei personaggi e in un dipinto ambientale pari allo zero. È pura storia e basta. Per altri ingredienti passare più tardi, se si trova aperto. In questo genere vanno annoverato numerosi gialli, o polizieschi che si dica: racconti di fatti, spesso senza un nesso apparente e invece concatenati secondo una strana logica delinquenziale. Tra questi vanno inquadrati i romanzi della prolifica Maria Masella . In questi giorni mi è capitato di leggere “ Matematiche certezze ” (Fratelli Frilli editori), scritto a quattro mani insieme a Rocco Ballacchino. La doppia firma sta nell’ambivalenza della ambientazione della storia, tra Genova e Torino. Nella città marinara indaga Antonio Mariani (Masella), in quella sab

Processo ai Vitelloni, secondo me finisce così…

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Sono curioso di vedere come andrà a finire. I processi li ho seguiti tutti, alcuni erano dall’esito prevedibile, altri un po’ meno. Quello di lunedì, parere personale, è tra i più incerti che ci siano. Se in platea ci sarà un parterre femminile, il risultato sarà per la condanna piena. Se fosse maschile la questione si farebbe più incerta. Tenuto conto che i posti sono la metà degli altri anni, determinante sarà chi si siede e avrà la paletta in mano. Solo due mesi fa quando Miro aveva annunciato il tema non avevo dubbi su come sarebbe andata a finire. A farmi cambiare idea sono stati alcuni articoli usciti sulla stampa a difesa dei Vitelloni. Il più clamoroso è quello di Pupi Avati sul Corriere della Sera, con tanto di richiamo in prima. A seguire quello di Steve Della Casa sul Corriere Romagna. Avati l’ha messa sulla giovinezza spensierata, sulla cultura del tempo che ti imponeva di essere maschio con leggerezza. Della Casa ha fatto un’analisi del film di Fellini con quei Vitello