Se il commissario è un intrattenitore
Da sempre la letteratura, o presunta tale, ha annoverato filoni dedicati all’intrattenimento. Storie fini a sé stesse, fatte di sola trama, per tenere vivo il filo di un discorso dalla facile dipanatura. La semplicità di queste storie in genere sta nell’assenza di indagine psicologica dei personaggi e in un dipinto ambientale pari allo zero. È pura storia e basta. Per altri ingredienti passare più tardi, se si trova aperto.
In questo genere vanno annoverato numerosi gialli, o
polizieschi che si dica: racconti di fatti, spesso senza un nesso apparente e
invece concatenati secondo una strana logica delinquenziale. Tra questi vanno
inquadrati i romanzi della prolifica Maria Masella. In questi giorni mi è capitato
di leggere “Matematiche certezze” (Fratelli Frilli editori), scritto a quattro
mani insieme a Rocco Ballacchino.
La doppia firma sta nell’ambivalenza della ambientazione
della storia, tra Genova e Torino. Nella città marinara indaga Antonio Mariani
(Masella), in quella sabauda Sergio Crema (Ballacchino). L’incastro tra i due
autori, con i rispettivi commissari, è ben riuscito, quello che difetta
nell’insieme è la struttura: fatta (appunto) solo per intrattenere.
Siamo davanti al classico romanzo che si divora in due
giorni, piacevole nella lettura, ma che alla fine non ti lascia nulla. Né uno
spunto di riflessione, né uno squarcio sull’ambiente che circonda il tutto. E’
una narrazione figlia della televisione, e non a caso i romanzi di Masella sono
oggetto di interessamento per una fiction. Sono testi con una loro dignità, su
questo non si discute. Ma chi è cresciuto con Scerbanenco o Macchiavelli, ecco
farebbe bene a cambiare indirizzo, perché sei hai apprezzato piatti stellati è
difficile poi adeguarsi alla rosticceria.
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