Tutta colpa del Mundialito, Bacci
"Chi ricorda il Mundialito?", Romagma Gazzette maggio 2021
Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 il calcio italiano si conquista la scena internazionale. Prima lo fa nel Mondiale di Argentina con una prima fase versione Brazil, salvo poi crollare nel prosieguo. Quattro anni dopo va addirittura meglio, tocca l’apice l’11 luglio con la terza Coppa del Mondo, grazie a un Paolo Rossi che la buttava dentro anche se calciava da metà campo. La storia ci ha sempre raccontato di un crescendo rossiniano tra i due eventi, concatenati da un filo di continuità, in pieno stile illuministico sul concetto di progresso.
Andrea Bacci nel libro “Tutta colpa del
Mundialito. 1980-81” (editore Bradipolibri, 2021), ci dice che le cose
non sono andate affatto così. E cioè che tra i due mondiali ci sono stati tre momenti
che hanno segnato in negativo il nostro pallone, tanto da sgonfiarlo anche se
non forarlo: il calcio scommesse con nomi illustri, il deludente Europeo in
Italia, il Mundialito in Uruguay. Bacci si concentra sul terzo, finito nel
dimenticatoio di tanti, al pari della Mitropacup del Milan. L’evento in Uruguay
celebrato per omaggiare i 50 anni della prima Coppa Rimet deve segnare l’inizio
di una nuova competizione tra le squadre vincitrici di almeno un Mondiale e
invece si rivela un flop in fatto di pubblico e credibilità dello sport. Il pallone
nel giro di soli due anni viene utilizzato quale leva di supporto a regimi militari
sudamericani (Argentina e Uruguay), desiderosi di una vittoria da spendere
nella ricerca del gran consenso a favor di telecamera.
Malgrado il periodo poco felice del torneo (fine dicembre
e inizio gennaio) e una scarsa preparazione alle alte temperature estive del
Sudamerica, l’Italia decide di partecipare, sospinta dal lauto contributo in
caso di adesione (130 milioni di lire) e dalla possibilità di confrontarsi in
un torneo internazionale in vista di Spagna ’82. Il campo non dirà molto, per due
prove incolori con tanto di polemiche per la rissa contro i padroni di casa,
seguita poi da un mesto pareggio con gli olandesi.
È in Italia la vera novità destinata a lasciare il segno:
la fine del monopolio televisivo della Rai per l’arrivo di un nuovo
spregiudicato personaggio, Silvio Berlusconi. Canale 5 degli albori si
aggiudica i diritti televisivi con diretta in Lombardia (47 televisori su 100
sono sintonizzati sull’evento) e la Rai a rincorrere dopo un inizio snob. Bacci
ci dice che da lì in poi nulla sarà più come prima nel sistema televisivo, e
anche nello sport con i tornei del Mundialito con una tappa anche a Cesena.
Sembrava un fuoco di paglia e invece…
Commenti