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La rivoluzione di Cruyff

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Romagna Gazzette, Aprile 2017 C’è chi la rivoluzione l’ha fatta in campo, palla al piede, idee al seguito. E chi seduto su una panchina, lavagna d’ordinanza, filosofia di collettivo. Poche volte la stessa persona è riuscita a fare entrambe le cose. Prendiamo Maradona e Pelè: fenomeni in campo, ma solo lì. Prendiamo Sacchi: rivoluzionario sì come mister, ma più che un calciatore è stato un calzolaio (Fusignano un tempo eccelleva in questo). Oppure prendiamo Beckenbauer, grande in campo e vincitore in panchina, però tutt’altro che rivoluzionario, anzi persino conservatore a guardar la pochezza di gioco della sua Germania vincitrice al Mondiale del ’90. Uno dei pochissimi innovatori in tutto è stato Johan Cruyff, “l’unico che rimanendo borghese ha fatto la rivoluzione due volte, in campo e in panchina, come calciatore e come tecnico, con i piedi e con la testa” (Federico Buffa e Carlo Pizzigoni). È passato un anno dalla sua scomparsa, le sue idee sono rimaste, così come la sua vi