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I miei trenta allenatori, Civolani

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"Addio Civ, rimarrai nella storia", Romagna Gazzette novembre 2019 Schietto, sanguigno, occhiali dalle svariate montature, baffi da sparviero. Sulla sua carta di identità non era specificato, ma nella voce “segni particolari” poteva starci: “cuore rossoblù”. Lui è Gianfranco Civolani , per tutti il Civ, giornalista bolognese che ci ha lasciato da poco all’età di 83 primavere. Tanti anni tra calcio e basket nel cuore della città felsinea, raccontati in numerosi articoli e volumi. Tra le tante pubblicazioni di cronista sportivo ho scelto “ I miei trenta allenatori ” (Alberto Perosa editore), spassosa cronaca che dà l’essenza del personaggio, che non lesinava giudizi taglienti per chi non gli andava a genio e complimenti per chi aveva reso grande il Bologna. Il Civ era uno che aveva tre certezze nella vita: “la prima: prima o poi crepiamo tutti. La seconda: la Ferilli non mi chiamerà mai nel suo letto. La terza: io e Guidolin non ci rivolgeremo mai più la parola e s

"InDimenticabile", Montanari e Guiducci

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“L’inDimenticabile stagione del Cesena”, Romagna Gazzette luglio 2019 Se la geografia non è mai stata il vostro forte, un salutare ripasso direzione Centro Italia, lato costa mare Adriatico, l’ha data il recente passato del Cesena calcio. Abituati ai palcoscenici di Scala e Olimpo del calcio (che conta), nel volger di poco tempo ci si è ritrovati in stadi dove rizollatura non sempre coincideva con la parola erba, le tribune non erano le magnifiche oasi di visuale, un contorno di elementi in teoria di secondo piano hanno finito per avere la meglio su tutto il resto. Per capirci: una cavalcavia trasformato in tributa improvvisata, una panda geneticamente modificata in frigo bar, un personaggio abbarbicato su una scala per vedere la partita da un vicino palazzo, una telecronaca divenuta radiocronaca per cause di forza maggiore. Poi per carità, il campo è pur sempre rettangolare, per vincere bisogna essere più bravi, fare gol coincide con la palla che gonfia la rete, il tifo massic

"Sportivo sarà lei", Viola

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"Sportivo sarà lei", Romagna Gazzette giugno 2019 Si chiamava Beppe Viola. Ei fu grande giornalista, 21 anni in Rai a raccontar sport. Su questo la critica non diverge. Ai tempi d’oggi ce lo ricorda un torneo di calcio che porta il suo nome, alcuni della categoria che cercano di imitarne le gesta, qualche libro che ogni tanto spunta fuori, tra racconti, articoli e testimonianze. Uno degli ultimi è “ Sportivo sarà lei ”, lo ha editato Quodlibet due anni fa (pag. 240, euro 17) e riporta anche gli scritti di Marco Pastonesi, Giorgio Terruzzi e soprattutto di una delle quattro figlie Marina Viola. Dire che oggi c’è tanto Beppe Viola in giro pare persino riduttivo. Il problema è che Beppe c’è dappertutto, come le lapidi a Garibaldi, gli intramontabili repubblicani in Romagna, la Notte rosa i primi di luglio. Peccato solo che manchi nell’unico posto di cui andrebbe fiero: lo sport. O meglio, lo sport raccontato in un certo qual modo.  Dimentichiamo la celebre intervista

"D-Passaggio", Chiesa

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"D-Passaggio", Romagna Gazzette aprile 2019 Mi sono sempre chiesto nell’ultima convulsa estate, quella più tragica per il calcio in Romagna, come avrebbero digerito la notizia del Cesena in serie D: tifosi più o meno caldi, semplici appassionati di calcio, giornalisti abituati ai palcoscenici più prestigiosi, romagnoli comuni che avevano visto la serie A solo grazie ai colori bianconeri. Ecco, tutti costoro come avrebbero reagito nel leggere parole come Notaresco, Vastese, Agnonese, al posto di Palermo, Verona e Lecce, per limitarsi alla penultima stagione?  Per noi cronisti di quarta serie abituati a queste latitudini calcare questi campi è l’ordinario del quotidiano, e l’eccezione del Parma al Tardini è stato come andare a un centro termale a cinque stelle senza soldi al seguito, consapevoli che di parentesi si trattava. Ma invece tutti coloro che ho citato pocanzi, come l’avrebbero assorbita la novità di una categoria calcata nella notte dei tempi quando la maggi

"L'ombra del campione", Crovi

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"L’ombra del campione", Romagna Gazzette febbraio 2019 Difficile catalogare il romanzo di Luca Crovi , “ L’ombra del campione ” (Rizzoli editore, 2018) sotto l’insegna del giallo. È vero, c’è un commissario che indaga, e l’autore scomoda persino Carlo De Vincenzi, uno dei primi questurini del poliziesco italiano, inventato in piena epoca fascista dalla penna dello scrittore Augusto De Angelis (chi non lo conosce si legga i suoi piacevoli romanzi, di recente sono stati tutti rieditati).  Ma un omicidio vero e proprio non c’è, se non un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1928, in quella che è stata definita la “strage in piazzale Giulio Cesare” a Milano. Re Vittorio Emanuele III doveva inaugurare la fiera campionaria, una bomba scoppiò lasciando sul campo più di un innocente. Siamo in epoca fascista, quella dell’ordine e dei treni in orario, quella che non ammette oppositori, quella che guarda al calcio quale strumento al servizio del regime.  E qui compare l’