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“Donne, wodka e gulag”, Marco Iaria

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"Streltsov, il Majakóvskij del pallone", Romagna Gazzette, Aprile 2018 Impossibile anche solo immaginare, la fantasia al potere in un regime che aveva fatto della burocrazia e dell’assenza di libertà il suo tratto dominante. Tanto più in un gioco ove l’individuo era considerato parte di un ingranaggio collettivo, specchio della superiorità di un modello ideologico. Il calcio nella Russia sovietica è stato soprattutto questo: non un divertimento, ma un mezzo per la costruzione del socialismo. Il giocatore, un soldato irreggimentato al servizio della causa. Guai a uscire da questi rigidi schemi, farsi avanguardia di creatività.  Ne ha saputo qualcosa Eduard Streltsov , il Majakóvskij del pallone della metà degli anni ’50, caduto nelle terribili grinfie del Pcus. Chi sfoglia una qualsiasi antologia russa con i campioni del pallone, non troverà il suo nome. Vedrà quelli del celebre Jascin, dell’attaccante Blokhin, di Streltsov nessuna traccia. Perché nel bel mezzo del