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Scala, Augusto

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L'anarchico del pallone”, La Voce di Romagna 19 luglio 2010   Augusto Scala sta al calcio italiano come Jean Marc Bosmann sta a quello europeo. Non sembri azzardato questo paragone. Prima di Scala il calciatore era una specie di pacco postale che le società potevano spedire a qualsiasi destinazione, senza il minimo consenso del giocatore. Finché un giorno il poco più che ventenne di San Piero in Bagno non esclamò un celebre “no” al suo Bologna: gli avevano promesso che sarebbe rimasto sotto le due Torri e invece lo avevano venduto sottobanco all'Avellino. Era il 1973, Scala viene messo fuori rosa, il mondo del pallone si mobilita in suo aiuto, arriva il primo sciopero dei calciatori. Risultato: l'Aic (Associazione calciatori) ottiene la firma contestuale (società-calciatori) per la cessione. Tutto questo grazie all'anarchico del pallone per antonomasia. Barba e capelli sempre lunghi, modello George Best, insofferente a ritiri e regole. Dalla sua aveva piedi vellutati