Con Collotti se ne va un pezzo di storiografia civile

Chi come il sottoscritto ha frequentato Storia Contemporanea all’Università di Bologna alla fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, ha avuto a che fare con due testi “sacri” ai quali non poteva sfuggire: la voluminosa Storia d’Italia di Giorgio Candeloro (Feltrinelli), la Storia della Germania nazista (Einaudi) di Enzo Collotti. Una collana e un libro, dunque. Quei due testi hanno formato generazioni di giovani storici che hanno appreso da un’angolazione senza dubbio di sinistra (gramsciana la prima, moderatamente marxista la seconda) l’evolversi di fatti e personaggi che hanno lasciato il segno nel Novecento. Scrivo questo perché sono rimasto colpito dalla scomparsa nei giorni scorsi di Collotti, i cui libri hanno accompagnato il mio percorso universitario. Di lui ricordo la feroce polemica contro Renzo De Felice, praticamente condivisa da tutto il dipartimento bolognese, soprattutto per quanto riguardava la questione del consenso fascista. Secondo De Felice il fascismo aveva...