Post

Visualizzazione dei post da gennaio, 2010

Reality? No è tutto vero

Immagine
Il mondo del calcio è in subbuglio. Una nuova stella sta per rientrare nel giro che conta. Dopo aver vestito le prestigiose maglie della Talpa e di Verissimo , di Buona domenica e Ballando con le stelle , fino alla recente apparizione a Quelli che il calcio , Stefano Bettarini sta pensando di tornare a giocare. Baciati dalla fortuna sono i giocatori del Gallipoli che potranno fregiarsi dell’esperienza di sopravvivenza nei reality e delle movenze danzanti del 38enne. È una fortuna per tutti noi, ne sentivamo la mancanza. E soprattutto per il calcio che ha bisogno di figure così rappresentative, da esempio per tutti. Lui, senza tanti fronzoli, si è già ritagliato il ruolo: non più sulla fascia ma centrale. Beato Bettarini, il ruolo te lo scegli da solo, mica è il mister che decide. Anzi no, il mister Giannini ha già deciso. “Se al presidente è venuta l’idea di Bettarini sappia che ci sarebbero liberi anche Vialli e Altobelli…” (Gazzetta 30.01.2012). Principe sei grande!

Calcio mascherato

Immagine
Sempre più aggrovigliato il gomitolo pallonaro. Aggrovigliato e isterico. L’Inter vince e domina il Milan, ma più che sorridere se la prende con gli arbitri (da che pulpito!). Nell’aria poi c’è un gran parlare di dimissioni. C’è chi dovrebbe darle da tempo ma l’idea non lo sfiora neppure (Ferrara come Berlusconi). Altri lavorano bene ma anziché essere premiati vengono cazziati (Cosmi, anche se tutto è rientrato). Ormai il confine della morale è labile e l’unica differenza tra destra e sinistra sta qui: nei secondi che si dimettono (quasi) sempre, i primi mai. Ora poi fa anche discutere Materazzi versione premier-mascherato. Una burla notata dai giudici sportivi, costata un’ammonizione al giocatore con relativo perdono telefonico del presidente del consiglio. I giudici sportivi sono gli stessi che non hanno visto i calciatori che camminavano sulla testa degli avversari. Cos’è un tacchetto sul collo, rispetto a una maschera carnevalesca purtroppo reale?

Memoria corta

Immagine
Complicato maneggiare il passato. Soprattutto in epoca di revisionismo strisciante e uso politico della storia. Passi (fino a un certo punto) ridiscutere dal punto di vista storiografico alcuni momenti, passi meno riabilitare il nome del latitante Craxi. I socialisti di Savignano, ebbri dal primo posto sulla Voce, hanno proposto di intitolagli una via. Quando si dice della memoria corta… Meno corta l’ha avuta Italo Cucci sull’Avvenire di oggi, che ha ripreso le parole di Giulio Onesti dette nel 1958: “In questo Paese economicamente disastrato, il calcio si dissangua per acquistare giocatori stranieri. I dirigenti si fanno spesso guidare dal tifo e stupisce che fra costoro vi siano grandi imprenditori che reggono con oculatezza grandi aziende. Come si conciliano le spese da nababbi con i disastrosi bilanci delle società? Ci facciamo rider dietro da mezzo mondo come i ricchi scemi del calcio”. Sono ancora d’attualità, ma chissà perché nel calcio pochi se le ricordino!

Ingiustizia zero

Immagine
Tolleranza zero reclamano i padroni del vapore calcistico. Riforma della giustizia profetizzano i politici perché la legge deve ritornare ad essere uguale per tutti. Peccato che ogni qualvolta nel calcio si parli di regole il sistema vada in tilt, e compaia la scritta “game over”. Le ultime dal palazzo sono inquietanti: un giocatore del Napoli cammina sulla testa di Del Piero, uno della Lazio fa altrettanto, a entrambi nessuna squalifica. Le tv mostrano i fatti, ormai si moviolizza anche l’erba, risultato: Contini e Lichtsteiner la passano liscia. E se qualcuno pensava a un’amnesia solo italiana si deve ricredere: la mano di Henry che ha buttato fuori l’Irlanda sarà impunita. Neanche una giornata di squalifica. La dignità del calcio la reclamava, non Blatter. Duro con le testate (subite) dei nemici italiani (perché squalificare Materazzi che l’ha ricevuta?), molle con gli amici transalpini. Ma questa non si chiama schizofrenia?

Facciamo gli inglesi

Immagine
In Italia sul razzismo ci si bagna la bocca di tanti buoni annunci e irrisorie ammende. In Inghilterra no: i proclami sono pochi, i fatti tanti. Un tifoso del Sunderland apostrofa con insulti razzisti la madre di un giocatore della sua squadra, la polizia lo prende e lo arresta. Non basta: libertà su cauzione, in attesa del processo, ed espulsione dallo stadio sine die. In Italia si gioca Como – Monza, serie C1. Un giocatore di colore del Monza, Dimas Goncalves, sta per battere un calcio d’angolo, gli arrivano sputi, monetine, e frasi eleganti del tipo “negro di m…” e “scimmione”. L’arbitro sospende addirittura la partita per due minuti. Poi si riprende a giocare, la musica dagli spalti non cambia. Risultato finale: 1 a 1. Risultato morale: 12mila euro di multa ai lariani. In galera non ci è finito nessuno, nessuno andrà a processo, il campo non è stato squalificato, pagherà solo la società. Quando si dice “fare come gli inglesi…”.

Tra intolleranza e ignoranza

Immagine
Non finisce di stupire (in negativo) il ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni. Ogni qualvolta apre bocca non ne prende mezza. Se è lui il dopo Bossi, come si vocifera, siam messi bene. Dopo la sparata sui “troppi clandestini” a Rosarno in Calabria (e tutti quelli che vivono sulle spalle di quella povera gente, caro ministro dove li mettiamo?), ha annunciato “tolleranza zero” contro il razzismo negli stadi. Aggiungendo, e qui sta la chicca: “Non dipende dal Ministero dell’Interno intervenire ma è l’arbitro che deve sospendere la partita”. Incredibile: il ministro non conosce il regolamento da lui stesso varato! La normativa dice che “il responsabile dell’ordine pubblico dello stadio, designato dal ministero dell’Interno…ordina all’arbitro di non iniziare o sospendere la partita”. Mi chiedo, ma come può un incompetente di questa levatura guidare un ministero chiave dello Stato italiano? Caro Ministro, lei annuncia “tolleranza zero” negli statdi, ma cosa dobbiamo dire noi ital

Tra ecumenismo e sorelle

Immagine
Con le parole o con i piedi non fa differenza: i giudizi non sono mai monchi, lasciati a metà. Marco Materazzi è sempre stato così. Rissaiolo in campo, attaccato alla maglia come pochi, al limite del ridicolo per i segni sulle braccia. Protagonista del mondiale in Germania (suo il gol del pareggio, sua la testata ricevuta), quello in Sudafrica lo snobberà impegnato in un tour in camper negli States. È fatto così, perché stupirsi. Anche se la sua tenerezza sfocia nel goffo, quando esterna la sindrome del “voler bene”: su Mourinho ha detto “gli voglio bene, e detto da uno che con lui non gioca mai, vale doppio” (Repubblica 04.01.2010); su Balotelli: “Mario è ancora un bambinone, lo posso capire io che ho dei figli e capisco certi comportamenti a volte un po’ strambi…Gli voglio bene anche per questo” (idem). Ma proprio a tutti non vuole bene visto che a Blatter non darebbe la mano. A chi dobbiamo credere: al Materazzi ecumenico di oggi o a quello impertinente che apostrofa la sorella di Z

Quando si chiama preveggenza

Immagine
Le ultime parole famose di Jean Claude Blanc nel Guerrin Sportivo del 31.03.2009. “La Juve è un marchio fortissimo del Made in Italy e molti non sanno quanto questo tiri nel mondo”. Un marchio un po’ offuscato, fuori al primo turno dalla Champions League! “Ranieri non si discute, non si tocca. ha plasmato una squadra equilibrata, dando spazio ai giovani e facendoli crescere. Direi che ha risposto alla grande alle aspettative: un anno fa, al ritorno in Serie A, ha presentato una Juve competitiva”. Ranieri esonerato a due giornate dalla fine del campionato scorso, a riprova che lo stile Juve se n’era andato da un pezzo. “La Juve è la seconda nazionale, nel senso che dopo la maglia azzurra c’è quella bianconera. Vorremmo che attraverso Giovinco, Marchisio, De Ceglie, Ariaudo e tutti gli altri lo diventasse concretamente”. A parte Marchisio e un poco Giovinco, gli altri due giovanotti che fine hanno fatto?