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Visualizzazione dei post da 2021

Dal Cile alla seconda Corea, Bacci

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“ Librocronaca delle undici più clamorose disfatte della nazionale ”, La Voce di Romagna 24 ottobre 2007   Che bello sarebbe avere un tasto, un semplice bottone, da schiacciare sul “rewind” e riavvolgere il nastro della storia. Quante partite potrebbero così essere rigiocate e quanti sbagli raddrizzati. Andrea Bacci , personaggio tra lo scrittore e il giornalista, lo ha fatto in un bel libro. Il titolo è già una indicazione di contenuto: “ Dal Cile alla seconda Corea ” (Libri di Sport, pp. 160, euro 13). Ancor di più lo è il sottotitolo: “ le undici partite della Nazionale da giocare un’altra volta ”. Proprio così, Bacci, definito lo scrittore più “disinteressato di sport”, ha elencato le undici partite che meriterebbero una seconda chance, da rigiocare almeno un’altra volta. Giusto per evitare figuracce e lancio di pomodori al ritorno in patria, e trasformare così deludenti sconfitte in trionfi a furor di popolo. Qui però passiamo nel regno del virtuale, magari colorito da play stat

Giuseppe Zanotti, lo stilista delle star

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“ Giuseppe Zanotti, lo stilista delle star ”, MilanoMarittimaLife summer 2021   Parlare con Giuseppe Zanotti è come immergersi nel mondo della musica e dello spettacolo. Con naturalezza ti racconta di Michael Jackson, Beyonce, Jennifer Lopez, Kanye West, Lady Gaga come fossero vicini di casa a cui dai del tu. Per dirne, il nostro incontro avviene il giorno dopo le nozze di Ariana Grande. “Le ho disegnato cinque modelli, ha scelto quello che le piaceva di più”. E su un foglio inizia a disegnare un bozzetto con una naturalezza pari al sole d’agosto. C’è una parola che descrive bene lo stilista: “made”. Come ‘made in Italy’ di cui è l’emblema del fashion creativo nel mondo, e ‘self made man’ personaggio che si è fatto da sé con il duro lavoro unito all’inventiva. Siamo negli sfavillanti anni ’70 e lei fa il dj nelle radio libere. Sono nato a San Mauro Pascoli, ero attratto dalla musica e dal disegno. Gli anni ’70 sono stati di grande dinamismo nel mondo musicale, le radio libero pullu

Con Collotti se ne va un pezzo di storiografia civile

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Chi come il sottoscritto ha frequentato Storia Contemporanea all’Università di Bologna alla fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, ha avuto a che fare con due testi “sacri” ai quali non poteva sfuggire: la voluminosa Storia d’Italia di Giorgio Candeloro (Feltrinelli), la  Storia della Germania nazista (Einaudi) di Enzo Collotti. Una collana e un libro, dunque. Quei due testi hanno formato generazioni di giovani storici che hanno appreso da un’angolazione senza dubbio di sinistra (gramsciana la prima, moderatamente marxista la seconda) l’evolversi di fatti e personaggi che hanno lasciato il segno nel Novecento. Scrivo questo perché sono rimasto colpito dalla scomparsa nei giorni scorsi di Collotti, i cui libri hanno accompagnato il mio percorso universitario. Di lui ricordo la feroce polemica contro Renzo De Felice, praticamente condivisa da tutto il dipartimento bolognese, soprattutto per quanto riguardava la questione del consenso fascista. Secondo De Felice il fascismo aveva avu

Le canaglie, Carotenuto

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Le canaglie del pallone, Romagna Gazzette, settembre 2021  Si è scritto tanto della Lazio campione d’Italia nel 1974. Seconda squadra a conquistare lo scudetto a sud di Firenze, quella banda di giocatori è assurta a leggenda grazie alla maestria di un grande allenatore come Tommaso Maestrelli capace di farne una squadra. Sono celebri i due spogliatoi capitanati da Chinaglia e Martini come a capo di “gang” e le partitelle del venerdì, le uniche giocate con i parastinchi, riposti negli armadietti la domenica. Altro tratto, la vicinanza alle idee di destra in anni nei quali essere di quelle parti equivaleva al fascismo (molti in effetti ne erano simpatizzanti) e le tante armi che gravitavano tra i giocatori pronti a sfidarsi in un poligono improvvisato. E ancora, Chinaglia che schiaccia un sonnellino su una panca nello spogliatoio, il rito della tromba da soffiare prima di ogni gara. A rendere ancora più leggendario il tutto la data della vittoria dello scudetto, quel 12 maggio 1974 gi

Macchiavelli sempre il numero 1

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Il bello dell’estate è avere un po’ di tempo libero per coltivare le proprie passioni. E prendere in mano libri nel cassetto dei desiderata frustrati dal “vorrei ma non riesco”. Uno degli autori in questa personale categoria è Loriano Macchiavelli , il padre del poliziesco italiano, di cui ho letto tantissimo, salvo poi abbandonarlo circa una decina di anni fa. Non certo per disaffezione ma per distrazione. Dopo avere letto in questi giorni “ Coscienza sporca ” (Mondadori, 1995) devo dire di avere fatto male ad essere stato così svagato sullo scrittore bolognese. Perché ancora una volta ti mette davanti pagine di puro piacere della lettura, arricchite da quell’ingrediente in più costituito dalla Bologna che ho vissuto negli anni dell’università. Il romanzo ridà vita al celebre Sarti Antonio (il cognome sempre prima del nome), ucciso con pentimento dall’autore in anni precedenti. Ed è una fortuna che la letteratura abbia la fortuna della resurrezione perché con la morte definitiva ci

Franceschini, tra Cesenatico e Mercato Saraceno

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È impossibile non lasciarsi ammaliare da “ Bassa marea ” (Rizzoli, 2019) di Enrico Franceschini . È impossibile se lo divori in due giorni in spiaggia a Ponente e sullo sfondo ti trovi quel capanno che è la tana del protagonista, il giornalista Mura (chiaro omaggio al grande Gianni Mura). È impossibile se vai in sella alla bicicletta e solchi le vie di Cesenatico, ops Borgomarina, e ti pare di stare dentro le pieghe del libro, tra il San Marco, il Dolce&Salato, il Faro, il grattacielo, il Giardino dei sapori perduti… “ Bassa marea ” è un libro che vivi sulla tua pelle, ecco la parola giusta, e ti fa respirare il clima della vacanza, anche se la storia è ambientata in primavera. Perché è un libro da leggere nella spensieratezza dell’estate  (la foto del post non è casuale) . Una storia leggera che si dipana lungo due assi: il plot con leggere tinte di nero, protagonista un giornalista in pensione che si ritrova investigatore per caso; un gruppo di amici di lunga data a metà tra la

Storie maledette, Gandolfi

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Storie maledette, Romagna Gazzette luglio 2021  I calciatori sono come i protagonisti di un film. Sino a quando la pellicola è in cartellone e viene proiettata gli occhi di tutti sono puntati su di loro, si danno voti a destra e manca e si discute sull’interpretazione e sulla trama. Poi succede, come tutte le cose, che le luci in sala si accendono, il sipario si apre, e il film è già un lontano ricordo rimasto nella mente di alcuni per le emozioni suscitate. Da qui il passaggio al dimenticatoio è breve, tanto da divenire insopportabile per alcuni.  Remo Galdolfi nel volume “ Storie maledette ” (Urbone publishing, 2020), ha voluto raccontare “l’altra metà del calcio”, come recita il sottotitolo. Quella parte senza più luci, incapace di vivere un ritorno alla normalità del quotidiano, preda di vuoti riempiti da bottiglie, pistole e cappi al collo, come evidenzia l’efficace copertina. È un mondo per certi aspetti sotterraneo che ha il paradosso di coinvolgere personaggi sino a poco tem

Che bello Cesenatico Noir

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Per chi è avvezzo al genere, in Romagna il giallo l’ha sempre associato a due località. La prima è Cattolica per un evento, il celebre Mystfest. La seconda è Rimini e qui la questione è diversa. La città dei “gelati e delle bandiere” non ha mai avuto una scuola, né tanto meno una rassegna di livello (almeno a mia memoria). Tuttavia è stata epicentro di numerose narrazioni fatte di delitti e intrighi, come se la nebbia e gli opachi sfondi de “ La prima notte di quiete ” di Vencini anni 70 avessero tracciato una linea di ispirazione. Giusto per fare alcuni nomi, i primi che mi vengono in mente: Tondelli, Lucarelli, De Cataldo, Russomanno, Vignali, Angelini…

La Terrazza

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Il bello di rivedere film che hanno fatto la storia del cinema, a distanza di anni, è il “qualcosa” che ancora oggi sanno trasmetterci. Mi è capitato con La Terrazza di Scola del 1980, visto ieri su Amazon Prime. È una pellicola celebre che racconta, in cinque episodi concatenati, la crisi di identità e di futuro di altrettante persone (tutti maschi ) alle prese con il tempo che passa.  C’è lo sceneggiatore in crisi di ispirazione che va in preda all’esaurimento nervoso (Trintignant); c’è il giornalista senza stimoli soppiantato da nuove leve in ascesa e in crisi coniugale per una moglie indipendente (Mastroianni); c’è un intellettuale che nella tv di Stato vede avanzare il vuoto di idee e il clientelismo senza che abbia un minimo moto d’orgoglio e di ribellione (Reggiani); c’è il produttore avanti con gli anni che si accorge della distanza di età dalla moglie giovane e in carriera (Tognazzi); c’è il comunista messo da parte dal partito che si infatua di una giovane con relativo senso

La bravura di Lucarelli

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Qual è la bravura di Carlo Lucarelli ? Me lo sono chiesto tante volte al termine di molti suoi polizieschi. Ci ho girato attorno per parecchio tempo e sono giunto alla conclusione. Ciò che lo rende un gradino sopra tanti è l’ambientazione, l’unire l’indagine alla storia. Il contesto non è il contorno ma parte della pietanza. L’ho capito, dopo avere letto in questi giorni “ L’inverno più nero ” (Einaudi, 2020), l’indagine del commissario De Luca. Una ventina di anni fa mi ero cimentato su “Indagine non autorizzata”, la prima del poliziotto, a cui aveva fatto seguito “Carta Bianca” e “L’estate torbida”. A stimolarmi in quella direzione era stata una intervista fatta a Lucarelli a San Mauro Pascoli per il settimanale Il Ponte, registrata su un nastro magnetico che chissà dove sarà finito. In quell’occasione lo scrittore mi aveva anche raccontato che si era cimentato sul delitto Ruggero Pascoli, per conto di un quotidiano. Tornando ai romanzi, Lucarelli ha il dono di raccontare la sua

Tutta colpa del Mundialito, Bacci

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"Chi ricorda il Mundialito?", Romagma Gazzette maggio 2021   Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 il calcio italiano si conquista la scena internazionale. Prima lo fa nel Mondiale di Argentina con una prima fase versione Brazil, salvo poi crollare nel prosieguo. Quattro anni dopo va addirittura meglio, tocca l’apice l’11 luglio con la terza Coppa del Mondo, grazie a un Paolo Rossi che la buttava dentro anche se calciava da metà campo. La storia ci ha sempre raccontato di un crescendo rossiniano tra i due eventi, concatenati da un filo di continuità, in pieno stile illuministico sul concetto di progresso.

Ah! Il Mundial, Soldati

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Il Mondiale di Soldati, Romagna Gazzette aprile 2021  Che cos’è l’identità nazionale si sono chieste generazioni di persone. È quella terra dove vivi, respiri, mangi e condividi. Quattro parole che non bastano a raccontare quel macro cosmo di sentimenti di un popolo. C’è un libro che meglio di tutti racconta cosa sia lo spirito nazionale. La firma in calce è di quelle pesanti, Mario Soldati . “ Ah! Il Mundial ” (Sellerio editore) è un libretto di 150 pagine che raccoglie un mese di corrispondenze dal Mondiale di Spagna, quello di “Paolorossi” in tutti gli angoli del pianeta. Soldati è un personaggio affermato, nel cinema e nella letteratura è una istituzione, il direttore del Corriere della Sera gli chiede di raccontare l’evento sportivo da inviato. Ha 76 anni, è la prima volta che lo fa, per di più in una terra che gli è antipatica per il recente passato franchista. La cronaca è quotidiana e segue passo dopo passo le vicende di una squadra partita con prestazioni da bettola di quart

Spimi, Vittorio

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"Perchè oggi non allena?", La Voce 20 settembre 2010 A Cesena, chi ha buona memoria, ricorda ancora le sue asfissianti marcature sui centravanti, e quella storica promozione in serie B, stagione 1967/68, che porta anche la sua firma. Ma è soprattutto nei sette anni a Bari che la sua carriera ha preso il volo: esordio in serie A, fascia di capitano e ancora oggi tra i primi dieci per numero di presenze con la maglia dei pugliesi. Non pago, smessi i calzoncini, ha deciso di indossare tuta e fischietto guidando quasi tutte le panchine della Romagna e dintorni. Vittorio Spimi, 67 anni all’anagrafe ben portati, più che vivere di ricordi, si sente come un professore messo forzatamente in pensione, desideroso di trasmettere il suo sapere ai giovani d’oggi. E soprattutto il suo bagaglio di esperienza al servizio di un mondo dirigenziale col quale ha avuto più d’un conflitto. Ci incontriamo in un bar a Rimini, e ne vien fuori una piacevole conversazione che scorre via tranquilla tra

Ridicol calcio, Calzaretta e Cavani

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"Quando il calcio è ridicol", Romagna Gazzette marzo 2021 Il calcio è una cosa seria, si è sempre detto. Uno sport, certo, anche se il business ormai la fa da padrone. In questo contesto una sana risata può essere un toccasana per sdrammatizzare tensioni, polemiche e contestazioni. Il libro curato da Marco Cavani e Nicola Calzaretta , “ Ridicol calcio ” (Mondadori, pp. 160, euro 9), va in questa direzione. Il libretto è di alcuni anni (si trova ancora nelle piattaforme on line), racconta gaffe, gag e in parte conferma quel senso comune del calciatore ricco e un poco ignorante, nel senso etimologico del termine. Un mondo che non risparmia neppure campioni di casa nostra, soprattutto quelli dal cognome un poco imbarazzante. Come nel caso di Pompini, attaccante di C che ha indossato anche la maglia del Rimini. Protagonista di quattro reti in un match, la sua performance viene ripagata sul giornale col titolo “Pompini a raffica: Mirandola ko”. La settimana successiva Pompini no

Omar Sivori, Bosco

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"Sivori, l’angelo con la faccia sporca", Romagna Gazzette febbraio 2021  Ci sono personaggi del calcio che non hai mai visto giocare. Li hai però talmente incrociati nelle testimonianze e nelle letture che ti pare averli visti in campo. Sono gli immortali, quelli che hanno fatto la storia, come Omar Sivori, uno dei campioni più politicamente scorretti che questo sport abbia prodotto. Tunnel in abbondanza in segno di sberleffo, guancia sempre ricambiata alla prima provocazione, ego smisurato al pari della classe. Alla prima conferenza stampa sbarcato nel Belpaese così si presentò: “Finalmente anche in Italia si giocherà il vero calcio e io ne sarò il messia”. Lui arrivava da un’Argentina con zero tituli, l’Italia in bacheca ne aveva già due di Mondiali, così giusto per dire. A 85 anni dalla nascita e 15 dalla sua morte, Andrea Bosco gli ha dedicato il libro “ Omar Sivori. L’angelo con la faccia sporca ” (Minerva editore, 2020). Il suo è un atto d’amore al calciatore che l

Scala, Augusto

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L'anarchico del pallone”, La Voce di Romagna 19 luglio 2010   Augusto Scala sta al calcio italiano come Jean Marc Bosmann sta a quello europeo. Non sembri azzardato questo paragone. Prima di Scala il calciatore era una specie di pacco postale che le società potevano spedire a qualsiasi destinazione, senza il minimo consenso del giocatore. Finché un giorno il poco più che ventenne di San Piero in Bagno non esclamò un celebre “no” al suo Bologna: gli avevano promesso che sarebbe rimasto sotto le due Torri e invece lo avevano venduto sottobanco all'Avellino. Era il 1973, Scala viene messo fuori rosa, il mondo del pallone si mobilita in suo aiuto, arriva il primo sciopero dei calciatori. Risultato: l'Aic (Associazione calciatori) ottiene la firma contestuale (società-calciatori) per la cessione. Tutto questo grazie all'anarchico del pallone per antonomasia. Barba e capelli sempre lunghi, modello George Best, insofferente a ritiri e regole. Dalla sua aveva piedi vellutati

Tanti dubbi sul docufilm di Mauro

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Ho visto il docufilm di Ezio Mauro , La dannazione della sinistra-Cronache di una scissione , e devo dire di essere alquanto perplesso. Bene il materiale d’archivio e la narrazione nei luoghi dell’evento. Quello che difetta sono le voci interpellate: i politici. Passi Massimo D’Alema politico di lungo corso del Pci, Luciana Castellina ed Emanuele Macaluso autorevoli comunisti del tempo, e Achille Occhetto ultimo segretario. Ma gli altri cosa centrano? La presenza di Vendola pare quasi fantozziana, quella di Bertinotti fa ancora più sorridere vedendo i danni che ha fatto a sinistra. E ancora Martelli, Intini, Bersani: mi chiedo il senso di tutto questo. Capisco la difficoltà nel raccontare un fatto storico epocale in assenza dei protagonisti viventi, ma l’avere inserito chi la politica l’ha fatta in tempi totalmente diversi è come se la Rivoluzione francese la facessimo commentare a Macron o gli Uffizi a Renzi (ops…). Quello che manca nella narrazione di Mauro sono le voci degli s

Se il calcio è un giallo

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Se metti insieme due sottogeneri la somma dà un genere unico? In matematica sì, in letteratura la questione è più complessa. Molto più complessa. Soprattutto se i generi in questione un tempo erano di “bassa fascia” mentre oggi sono saliti di rango. Per farla breve, parlo del giallo/poliziesco e del calcio. Fino agli anni ’70 erano considerati di serie B, un po’ per lo snobismo generale di quegli anni nei quali tutto era politica, un po’ perché richiamavano masse di persone e come si sa il mondo intellettuale ha sempre guardato con sospetto la cultura dei grandi numeri, manco fossimo sempre a un supermercato. Due esempi: Scerbanenco non era certo in testa nelle letture dei critici letterari del tempo fino a quando non lo sdoganò Oreste del Buono; La Repubblica quando uscì verso la metà degli anni ’70 non contemplava le pagine dello sport. Questo per dire di una quarantina di anni fa, quando le cose andavano così. Oggi il panorama è completamente mutato tanto che non ci si stupisce n

Da Sivori a Cristiano Ronaldo, com’è cambiato il calcio

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“ Da Sivori a Cristiano Ronaldo, com’è cambiato il calcio”, Corriere Romagna 5 gennaio 2021   San Mauro Pascoli – 85 anni dalla nascita, 15 dalla morte. Il giocatore è uno dei giocatori più forti della storia del calcio: Omar Sivori. Compagno per 8 stagioni di Gino Stacchini alla Juventus (dal 1957 al 1965), il sammaurese l’ha ricordato scrivendo la postafazione del libro di Andrea Bosco “ Omar Sivori, l’angelo dalla faccia sporca ” (Minerva editore). Tre gli scudetti vinti insieme con la maglia bianconera, “nessuno era in grado di fare con la palla ciò che riusciva Sivori”, scrive Gino. L’intervista è anche l’occasione per raccontare come è cambiato il calcio d’oggi e lo stato di salute di quello romagnolo. Gino, Bosco nel libro scrive che lei era uno dei pupilli di Sivori. Conferma? “Sotto il profilo calcistico sì. Lui amava giocare palla bassa, esaltava la tecnica, come attaccante gli piacevano le alchimie. Sivori non amava la palla alta, anche per via dei suoi centimetri. Io

Pari, Fausto

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“Tutte le coppe di Birula”, La Voce di Romagna 21 settembre 2009 Da tempo abita in Emilia, Parma per la precisione, il suo Dna però è tutto romagnolo. Malgrado una recente enciclopedia promossa da un quotidiano locale non l’abbia inserito tra gli 82 sportivi di rilevo del nostro territorio, Fausto Pari rimane uno degli uomini di punta del calcio “made in Romagna”. C’era anche lui nella Sampdoria di “papà” Mantovani – tutti lo consideravano più un padre anziché un presidente – ultima provinciale a vincere uno scudetto (1990/91), con coppe e trofei mai più visti in quel di Genova. Difficile dimenticare quegli anni, impossibile scordare quei nomi che in maglia blucerchiata hanno fatto la storia del calcio: Vialli, Mancini, Pagliuca, Vierchowod, Mannini, Cerezo…e appunto anche il bellariese purosangue (vi è nato 47 anni fa). In pochi forse avrebbero scommesso su una carriera così brillante, soprattutto dopo che l’Inter lo girò al Parma in terza serie, in quegli anni lontano dai momenti