Ah! Il Mundial, Soldati

Il Mondiale di Soldati, Romagna Gazzette aprile 2021 


Che cos’è l’identità nazionale si sono chieste generazioni di persone. È quella terra dove vivi, respiri, mangi e condividi. Quattro parole che non bastano a raccontare quel macro cosmo di sentimenti di un popolo. C’è un libro che meglio di tutti racconta cosa sia lo spirito nazionale. La firma in calce è di quelle pesanti, Mario Soldati. “Ah! Il Mundial” (Sellerio editore) è un libretto di 150 pagine che raccoglie un mese di corrispondenze dal Mondiale di Spagna, quello di “Paolorossi” in tutti gli angoli del pianeta. Soldati è un personaggio affermato, nel cinema e nella letteratura è una istituzione, il direttore del Corriere della Sera gli chiede di raccontare l’evento sportivo da inviato. Ha 76 anni, è la prima volta che lo fa, per di più in una terra che gli è antipatica per il recente passato franchista. La cronaca è quotidiana e segue passo dopo passo le vicende di una squadra partita con prestazioni da bettola di quarta serie per finire nell’attico più lussuoso del mondo.

L’approccio ai colori azzurri di Soldati è tipico di parte degli intellettuali di quegli anni: diffidenza. In bacheca abbiamo due Mondiali già vinti, lo scrittore non li sente suoi per il marchio fascista dei successi. “L’amore della patria non possiamo considerarlo vera virtù se non coincide con l’amore della liberà politica”, scrive. Dunque, riserve a non finire. Eppure già nella gara di esordio con la Polonia qualcosa in lui si accende, al punto da scrivere, “Non avrei mai creduto di soffrire così per la nostra nazionale”. Passa un’altra partita, Perù, e scatta il colpo di genio, la citazione di Eraclito: “Chi non si aspetta l’inaspettabile non lo raggiungerà mai”. È il manifesto di quello che avverrà dopo in un crescendo di risultati che finisce per travolgerlo nell’animo e nell’entusiasmo, al punto da scrivere dopo il successo contro la Germania: “è la prima volta, dal lontanissimo 1918 che mi sento patriottico all’antica”.

Ecco dunque il senso ritrovato della patria, il cemento dell’identità nazionale. Il suo è un sentimento individuale che ad ogni gol si fa sempre di più collettivo, condiviso insieme a milioni di italiani. Con l’aggiunta, nel caso di Soldati, di un ingrediente speciale: il ritorno alla giovinezza. “Mi accorgo che la mia avventura spagnola è stata un inconsapevole, irresistibile, esplosivo, folle ritorno alla gioventù”, confessa un anno dopo quegli eventi. Sono passati quasi quarant’anni da quei fatti e se dovessi ricordare quei giorni scriverei le stesse cose di Soldati.



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