Le canaglie, Carotenuto

Le canaglie del pallone, Romagna Gazzette, settembre 2021 



Si è scritto tanto della Lazio campione d’Italia nel 1974. Seconda squadra a conquistare lo scudetto a sud di Firenze, quella banda di giocatori è assurta a leggenda grazie alla maestria di un grande allenatore come Tommaso Maestrelli capace di farne una squadra. Sono celebri i due spogliatoi capitanati da Chinaglia e Martini come a capo di “gang” e le partitelle del venerdì, le uniche giocate con i parastinchi, riposti negli armadietti la domenica. Altro tratto, la vicinanza alle idee di destra in anni nei quali essere di quelle parti equivaleva al fascismo (molti in effetti ne erano simpatizzanti) e le tante armi che gravitavano tra i giocatori pronti a sfidarsi in un poligono improvvisato. E ancora, Chinaglia che schiaccia un sonnellino su una panca nello spogliatoio, il rito della tromba da soffiare prima di ogni gara. A rendere ancora più leggendario il tutto la data della vittoria dello scudetto, quel 12 maggio 1974 giorno di un’altra storica coincidenza, la vittoria referendaria del divorzio. Insomma tutto questo mix di ingredienti dai toni spinti ha reso mitica quella squadra passata agli annali per le sue peculiarità, tanto da stimolare un’ampia bibliografia in materia, con il libro di Guy Chiappaventi “Pistole e palloni” pietra miliare su tutti.

Eppure, malgrado si fosse scritto tanto, mancava un romanzo di grande respiro che raccontasse non solo il trionfo ma più in generale quegli anni ’70, idolatrati dai tanti intellettuali dell’impegno troppo spesso presi dall’amnesia ogni qualvolta veniva ricordata la lunga striscia di sangue lasciata per strada. Ecco, quel libro ora è uscito ed è quello di Angelo Carotenuto, “Le canaglie” (Sellerio editore, 2020). 

La bellezza del volume sta nella rappresentazione corale del racconto, ci fa respirare come fosse carne viva quella squadra, dal 1971 al 1977. Come un percorso a ostacoli, il giornalista di Repubblica racconta come un gruppo di giovani riesce a farsi squadra e arrivare alla conquista del titolo nazionale più ambito; poi una volta conquistato il traguardo non trova più gli stimoli e si sfalda in maniera tragica. Nel mondo dello sport in genere sono le storie dei singoli, tra cadute e risalite, ad essere raccontate, in quella Lazio invece è uno spirito di gruppo a fare i saliscendi della vita. C’è una partita che fotografa quella Lazio: 14 aprile 1974, i biancocelesti all’Olimpico ospitano il Verona, in vantaggio alla fine del primo tempo. Mentre escono dal capo i giocatori se ne dicono di tutti i colori. Stanno per entrare nello spogliatoio, quando Maestrelli comanda loro di rientrare subito in campo, “l’intervallo è abolito”. I giocatori obbediscono in silenzio, il pubblico rimane di stucco. La gara finisce 4-2 per la Lazio. Canaglie sì, ma brave con i piedi.


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