Ridicol calcio, Calzaretta e Cavani

"Quando il calcio è ridicol", Romagna Gazzette marzo 2021


Il calcio è una cosa seria, si è sempre detto. Uno sport, certo, anche se il business ormai la fa da padrone. In questo contesto una sana risata può essere un toccasana per sdrammatizzare tensioni, polemiche e contestazioni. Il libro curato da Marco Cavani e Nicola Calzaretta, “Ridicol calcio” (Mondadori, pp. 160, euro 9), va in questa direzione. Il libretto è di alcuni anni (si trova ancora nelle piattaforme on line), racconta gaffe, gag e in parte conferma quel senso comune del calciatore ricco e un poco ignorante, nel senso etimologico del termine. Un mondo che non risparmia neppure campioni di casa nostra, soprattutto quelli dal cognome un poco imbarazzante. Come nel caso di Pompini, attaccante di C che ha indossato anche la maglia del Rimini. Protagonista di quattro reti in un match, la sua performance viene ripagata sul giornale col titolo “Pompini a raffica: Mirandola ko”. La settimana successiva Pompini non fa gol, il titolo vira su “Pompini a secco”.

Ancora più clamoroso il caso di Franco Causio, uno che aveva dimestichezza coi piedi un po’ meno con le parole (celebre una sua “il piede continua a farmi male: andrò dal pediatra”). La Juve va in trasferta a Cesena, lui racconta: “Arrivo notturno a Cesena in hotel. Richiesta: una camera vista mare…”. Quella Cesena in quegli anni guidata dal presidente Edmeo Lugaresi, anch’egli non proprio un Bartezzaghi in fatto di linguistica: “Abbiamo messo una checca sulla torta della nostra squadra”. E ancora: “Giochiamo in Provenza…in Provenza di cosa?”. Ma non è che agli altri personaggi le cose vadano meglio. Prendiamo Sacchi. Avrà pure fatto scuola come allenatore, ma in fatto di affermazioni è meglio soprassedere: “E’ stato un avversario molto ostico e anche agnostico”; “Per vincere occorre che il portiere pari, i difensori difendano, gli attaccanti attacchino e i centrocampisti… centrocampistino!”.

E se su Totti fioccano le barzellette un motivo ci sarà pure visto che alla domanda di un cronista “Totti carpe diem…”, il giocatore risponde “Lo sai che io non parlo inglese”. Anche se questo probabilmente è nulla in confronto a due celebri presidenti degli anni ‘80: Angelo Massimino del Catania e Antonio Sibilia dell’Avellino. Del primo rimarranno alla storia “I nostri tifosi ci seguiranno dappertutto e con tutti i mezzi a disposizione come pullman, treni e voli charleston”; “Sto andando in un paese che non vi dico, a comprare due campioni brasiliani”. Del secondo alla domanda, “Presidente il portiere vuole i guanti nuovi”, risponde: “Ah no! O li compriamo a tutti o a nessuno”. E infine questa chicca in una intervista: “Fummo andati in Brasile e comprammo Juary”. Il cronista lo corregge: “Presidente … Siamo”. Sibilia prosegue: “Dicevo che fummo andati in Brasile e compr…”. Ancora il cronista: “Presidente… siamo!”. Sibilia spazientito: “Ma che sei venuto pure tu?”.

Commenti

Post popolari in questo blog

I milanesi perbene di Scerbanenco ammazzano il sabato

L’ultimo rigore di Faruk, Riva

Scala, Augusto

Le canaglie, Carotenuto