Se il calcio è un giallo


Se metti insieme due sottogeneri la somma dà un genere unico? In matematica sì, in letteratura la questione è più complessa. Molto più complessa. Soprattutto se i generi in questione un tempo erano di “bassa fascia” mentre oggi sono saliti di rango. Per farla breve, parlo del giallo/poliziesco e del calcio. Fino agli anni ’70 erano considerati di serie B, un po’ per lo snobismo generale di quegli anni nei quali tutto era politica, un po’ perché richiamavano masse di persone e come si sa il mondo intellettuale ha sempre guardato con sospetto la cultura dei grandi numeri, manco fossimo sempre a un supermercato. Due esempi: Scerbanenco non era certo in testa nelle letture dei critici letterari del tempo fino a quando non lo sdoganò Oreste del Buono; La Repubblica quando uscì verso la metà degli anni ’70 non contemplava le pagine dello sport. Questo per dire di una quarantina di anni fa, quando le cose andavano così.

Oggi il panorama è completamente mutato tanto che non ci si stupisce nel trovare l’incontro dei due generi anche in forma di raccolta. Un anno chiave è il 2016 che vede due uscite (ma si erano messi d’accordo?), simili per impostazione: Sellerio con “Il calcio in giallo” e la collana Giallo Mondadori con “Giallo di Rigore”.

Delle due mi sono letto in ebook quella di Mondadori curata da Franco Forte. Undici gli autori coinvolti per nove racconti che si leggono tutti molto bene. Per storicità le squadre coinvolte di prima fascia ci sono quasi tutte ad eccezione del Torino e delle due genovesi. Svariati i moventi che portano alla morte: calcio scommesse, il passato fascista, malavita organizzata, affari di cuore, un posto in squadra. Più nel dettaglio: Riccardo Besaola, Andrea Ferrari e Francesco Gallone ambientano a San Siro in un Milan -Roma del 1963; Gian Luca Campagna la squadra del Latina; Luca Crovi l’Inter di Meazza; Romano Di Marco lo spogliatoio giallorosso di Trigoria; Leonardo Gori Fiorentina Dinamo Mosca nel 1955; Diego Lama la Supercoppa Napoli – Juve; Gianluca Morozzi un Bologna-Pescara; Luca Poldelmengo la finale di Coppa Italia Lazio – Roma; Paolo Roversi uno strano intreccio tra interisti e milanisti.

Tra i nove proposti suggerisco quello di Crovi che fa calare la storia nella Milano di fine anni ’20 con il caso seguito da uno dei primi commissari della letteratura di genere, Carlo De Vincenzi nato dalla penna di Augusto De Angelis. È l’inizio di un sodalizio poi sfociato nel bel romanzo “L’ombra del campione”, recensito un paio di anni fa (qui l’articolo). Crovi con questa operazione ci dice che non solo i calciatori rimangono immortali con le loro giocate ma anche gli scrittori con la loro immaginazione calata nella realtà.

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