Dal Cile alla seconda Corea, Bacci

Librocronaca delle undici più clamorose disfatte della nazionale”, La Voce di Romagna 24 ottobre 2007 


Che bello sarebbe avere un tasto, un semplice bottone, da schiacciare sul “rewind” e riavvolgere il nastro della storia. Quante partite potrebbero così essere rigiocate e quanti sbagli raddrizzati. Andrea Bacci, personaggio tra lo scrittore e il giornalista, lo ha fatto in un bel libro. Il titolo è già una indicazione di contenuto: “Dal Cile alla seconda Corea” (Libri di Sport, pp. 160, euro 13). Ancor di più lo è il sottotitolo: “le undici partite della Nazionale da giocare un’altra volta”. Proprio così, Bacci, definito lo scrittore più “disinteressato di sport”, ha elencato le undici partite che meriterebbero una seconda chance, da rigiocare almeno un’altra volta. Giusto per evitare figuracce e lancio di pomodori al ritorno in patria, e trasformare così deludenti sconfitte in trionfi a furor di popolo. Qui però passiamo nel regno del virtuale, magari colorito da play station, dove a colpi di click è possibile rigiocare un intero mondiale e dare una nuova traiettoria a una palla precedentemente andata male.

Peccato però che quelle raccontate da Bacci siano sconfitte reali, scolpite nella storia del football, a volte pagine di vergogna nazionale. Ma forse il calcio piace proprio per questo, perché “è la scienza delle ipotesi, perché non esiste controprova, e la sua storia è bella proprio perché non si può cambiare”, scrive Bacci. Una storia che comincia con i mondiali del Cile del 1962 nel match contro i padroni di casa. Più che una partita, una battaglia con due espulsi (rarità del tempo visto che il regolamento non le contemplava), e un arbitraggio a dir poco casalingo. Era l’inglese Aston, uno che Gianni Brera non esiterà a definire “figlio di buona donna”. Andò male per l’Italia, 2-0 sul campo e soprattutto sul clima da rissa in cui terminò quell’esperienza. Ben sintetizzata da un giornale inglese che titolò: “Questa sera mandate a letto i bambini: c’è Cile – Italia in tv!”.

E pensare che il peggio doveva ancora venire. Bisognava aspettare quattro anni e andare al mundial inglese del ‘66, dove ci aspetta la sconfitta contro la Corea del Nord. Ad affondare la barca Italiana ci pensa Pak Doo Ik che al ’42 ci rifila un gol destinato agli annali. Destinato anche a mandare in tilt il banco degli scommettitori inglesi che avevano valutato la vittoria coreana 500 a 1. Un cronista coreano si lascerà andare dicendo che “la caduta dell’Impero Romano è niente di fronte alla nostra vittoria!”. Un Impero destinato a cadere 36 anni dopo sotto i colpi di un’altra Corea, giusto per non farci mancare niente, quella del Sud, col golden gol del “perugino” Ahn. Bacci chiude il libro delle disavventure proprio con questa partita.

Difficile essere d’accordo con l’autore quando inserisce tra le disfatte, quella col Brasile di Pelè, nella finale messicana del 1970. Troppo forte la squadra carioca di quegli anni e decisamente ingenerosi i pomodori lanciati agli azzurri all’arrivo all’aeroporto. Diverso il copione quattro anni dopo in Germania, dove la disfatta ha il nome della Polonia (2-1). Sconfitta che diviene anche il tema di un concorso per vigili urbani a Ginosa (Taranto): “Impressioni e valutazioni sull’esclusione della rappresentativa italiana ai mondiali”. Roba da verbale e ritiro della patente per i nostri giocatori.

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