Storie maledette, Gandolfi

Storie maledette, Romagna Gazzette luglio 2021 


I calciatori sono come i protagonisti di un film. Sino a quando la pellicola è in cartellone e viene proiettata gli occhi di tutti sono puntati su di loro, si danno voti a destra e manca e si discute sull’interpretazione e sulla trama. Poi succede, come tutte le cose, che le luci in sala si accendono, il sipario si apre, e il film è già un lontano ricordo rimasto nella mente di alcuni per le emozioni suscitate. Da qui il passaggio al dimenticatoio è breve, tanto da divenire insopportabile per alcuni. 

Remo Galdolfi nel volume “Storie maledette” (Urbone publishing, 2020), ha voluto raccontare “l’altra metà del calcio”, come recita il sottotitolo. Quella parte senza più luci, incapace di vivere un ritorno alla normalità del quotidiano, preda di vuoti riempiti da bottiglie, pistole e cappi al collo, come evidenzia l’efficace copertina. È un mondo per certi aspetti sotterraneo che ha il paradosso di coinvolgere personaggi sino a poco tempo prima sotto i riflettori del mondo intero.

La lista dei campioni finiti in questo modo è lunga, l’autore traccia il ritratto di 21 di loro, con una particolare predilezione al calcio sudamericano, da sempre incapace delle mezze vie. Già Galeano e Soriano avevano sottolineato come da quelle parti si era particolarmente permeabili al sogno delle idee di rivoluzionarie, quale gesto di ribellione a una realtà contornata da miseria e ingiustizie sociali. Il calcio non era altro che la sublimazione di quel sogno cullato grazie alle particolari doti che madre natura aveva donato a loro. Il problema è che le partite durano solo 90 minuti, dopodiché arriva la realtà e anche i guai se si è incapaci nel gestirla.

Sono tante le storie, come quella del brasiliano Francisco Marinho il più forte terzino sinistro dei Mondiali di Germania 1974, lo stesso dicasi con epilogo più a lieto per fine, per un altro terzino ribelle, il campione del Mondo 1978 Alberto Tarantini, entrato nella storia per essere stato l’unico calciatore a vincere i Mondiali senza un contratto con una squadra professionistica. Poi ci sono i ribelli di classe come l’argentino El Guacho Cabanas, all’anagrafe Dario Coronel, nome che dice poco o nulla a noi occidentali ma ben presente in Argentina, in quanto miglior amico di Carlos Tevez, cresciuti nella stessa via. 

Ben più note sono le vicende del brasiliano Socrates leader della democrazia del Corinthians campione paulista. Eletto migliore calciatore sudamericano, scelse la Fiorentina ma gli andò male. Era andato in una città che la rivoluzione l’aveva già fatta, ma 500 anni prima con i Medici nel Rinascimento. La poesia se n’era già andata per fare posto a una prosa di cui spesso si fatica a capire la trama.

 


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