Adalgisa, la lady di ferro
Mi sono letto d’un colpo i primi tre libri della serie,
tutti targati Newton Compton: Lo Strano caso del commissario Calligaris,
Omicidio a Villa Rovelli, Il giallo di Palazzo Corsetti. Devo dire che me li sono
bevuti a fiatello, come non si dovrebbe fare quando si ha un vino che piace.
L’ambientazione è in Umbria nel paesino di Rivorosso. Il commissario è la
classica sfigata degli anni giovanili (grassa, bassa, secchiona), divenuta una
“leonessa” grazie a una forza di volontà e una tenacia non comuni, che l’hanno vista
scalare posizioni nella polizia.
Adalgisa è acida, poco incline allo scherzo, pronta alla
battuta tranchant, parla poco di sé, ma ha un muscolo sempre in funzione: il
cervello. È il classico personaggio che riversa tutte le energie sul lavoro,
strumento per controbattere una natura poco clemente. Ha il potere, ma non ne
abusa, perché Adalgisa ha una sua morale molto solida.
In un mondo di poliziotti palestrati, muscolari, belli e
simpatici, che hanno invaso le fiction televisive con evidenti influssi anche
sui libri, questo commissario può essere considerato l’alter ego femminile di
Rocco Schiavone. Ciò che li differenzia sono i binari della legalità: bibbia
per la Callegaris, più torbidi per il romano.
Se un limite hanno i romanzi della Carnavali stanno nella
difficoltà nel tenere alta la qualità dopo l’exploit delle prime serie,
decisamente da pollice in su. L’autrice per sua stessa ammissione era partita
con l’idea di una trilogia, poi la mano l’ha spinta oltre con “Delitto in alto
mare”, adesso ne è uscito un altro. Il quarto volume infatti è molto al di
sotto delle attese, la protagonista perde la sua spigolosità e la storia è uno
sdolcinato omaggio alla nuova vita del commissario stregato dall’amore. Non è
facile rimanere in serie A e fare sempre buoni campionati. Capita anche una
stagione storta e si finisce tra i cadetti.
Il mio consiglio, dunque, è leggete i primi tre. E
soprattutto leggeteli tutti di fila.
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