Adalgisa, la lady di ferro

Ci sono personaggi letterari che finiscono per prevalere sui loro autori. Il nome del protagonista delle pagine finisce per oscurare chi lo ha inventato. È il caso di Adalgisa Calligaris l’ispettore nato dalla fantasia della brava Alessandra Carnevali.

Mi sono letto d’un colpo i primi tre libri della serie, tutti targati Newton Compton: Lo Strano caso del commissario Calligaris, Omicidio a Villa Rovelli, Il giallo di Palazzo Corsetti. Devo dire che me li sono bevuti a fiatello, come non si dovrebbe fare quando si ha un vino che piace. L’ambientazione è in Umbria nel paesino di Rivorosso. Il commissario è la classica sfigata degli anni giovanili (grassa, bassa, secchiona), divenuta una “leonessa” grazie a una forza di volontà e una tenacia non comuni, che l’hanno vista scalare posizioni nella polizia.

Adalgisa è acida, poco incline allo scherzo, pronta alla battuta tranchant, parla poco di sé, ma ha un muscolo sempre in funzione: il cervello. È il classico personaggio che riversa tutte le energie sul lavoro, strumento per controbattere una natura poco clemente. Ha il potere, ma non ne abusa, perché Adalgisa ha una sua morale molto solida.

In un mondo di poliziotti palestrati, muscolari, belli e simpatici, che hanno invaso le fiction televisive con evidenti influssi anche sui libri, questo commissario può essere considerato l’alter ego femminile di Rocco Schiavone. Ciò che li differenzia sono i binari della legalità: bibbia per la Callegaris, più torbidi per il romano.

Se un limite hanno i romanzi della Carnavali stanno nella difficoltà nel tenere alta la qualità dopo l’exploit delle prime serie, decisamente da pollice in su. L’autrice per sua stessa ammissione era partita con l’idea di una trilogia, poi la mano l’ha spinta oltre con “Delitto in alto mare”, adesso ne è uscito un altro. Il quarto volume infatti è molto al di sotto delle attese, la protagonista perde la sua spigolosità e la storia è uno sdolcinato omaggio alla nuova vita del commissario stregato dall’amore. Non è facile rimanere in serie A e fare sempre buoni campionati. Capita anche una stagione storta e si finisce tra i cadetti.

Il mio consiglio, dunque, è leggete i primi tre. E soprattutto leggeteli tutti di fila.


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