Recapitata bara a Porcedda. Pare sia arrivata direttamente da Montecitorio, dopo l'ennesimo rinvio mortuario politico di Berlusconi.
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L’ultimo rigore di Faruk, Riva
L’ultimo rigore della Jugoslavia, Romagna Gazzette dicembre 2020 Racconta l’autore che incontrando per caso su un aereo Diego Maradona e avvicinato per una intervista, il calciatore gli rispose: “Occupati di politica internazionale, il calcio è una cosa troppo seria”. Fortuna ha voluto che Gigi Riva - non “rombo di tuono” ma il giornalista adottato da Santarcangelo di Romagna - abbia disatteso il consiglio del campione e scritto un libro che non solo merita di essere letto ma di finire bene in vista nella propria libreria personale. “ L’ultimo rigore di Faruk ” (Sellerio editore) è decisamente un volume da annoverare tra i più belli degli ultimi tempi, un po’ perché è scritto come un romanzo, un po’ perché mette insieme due tematiche affrontate sì da tanti ma da un’angolazione diversa: calcio e geopolitica. In genere quando i due temi vengono affiancati si parla di dittature, di regimi dispotici che utilizzano lo sport quale leva di propaganda, dai regimi fascisti primi a far...
BORGHI FOLLI
Sempre a proposito di arbitri, il Borghi ha totalizzato un guinness: ben 54 mesi di squalifica. Questo per una giornata di ordinaria follia, domenica scorsa nello spareggio contro il Corpolò. In palio il salto in Prima categoria. I riminesi si impongono 2 a 1 ai supplementari. Al termine succede il finimondo. Il dirigente che doveva “difendere” l’arbitro (in gergo, addetto all’arbitro) colpisce il guardialinee con un pugno (per fortuna che doveva fargli da scorta!): 2 anni di squalifica (un po’ pochini). Un giocatore spintona sempre il guardialinee, lo insulta e gli getta in faccia la maglietta: un anno (pochino anche qui). Altri due giocatori non sono da meno, sette mesi. Il presidente della squadra dice, “abbiamo sbagliato ma la colpa è tutta degli arbitri: erano in malafede”. La domanda ora è una: adesso questa gente cosa farà la domenica? Niente più calcio come valvola di sfogo (e di frustrazione). Povere mogli, adesso tocca a voi!
Tutta colpa del Mundialito, Bacci
"Chi ricorda il Mundialito?", Romagma Gazzette maggio 2021 Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 il calcio italiano si conquista la scena internazionale. Prima lo fa nel Mondiale di Argentina con una prima fase versione Brazil, salvo poi crollare nel prosieguo. Quattro anni dopo va addirittura meglio, tocca l’apice l’11 luglio con la terza Coppa del Mondo, grazie a un Paolo Rossi che la buttava dentro anche se calciava da metà campo. La storia ci ha sempre raccontato di un crescendo rossiniano tra i due eventi, concatenati da un filo di continuità, in pieno stile illuministico sul concetto di progresso.
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