“Il resto della settimana”, De Giovanni


“La Napoli del calcio”, Romagna Gazzette novembre 2018

Per capire cosa rappresenti il calcio per Napoli ci sono due modi. Avere la fortuna di avere un amico tifoso che ti accompagni al San Paolo (si può andare anche da soli, ma non è la stessa cosa). E se questa fortuna non è di tutti, passare al piano B: leggere il libro di Maurizio De Giovanni “Il resto della settimana (Rizzoli). Uno dirà che sto esagerando. E invece proprio no, non la sto sparando grossa. Lo dico per esperienza personale, ritrovatomi nei distinti del San Paolo abbracciato da uno sconosciuto che stava piangendo per il secondo gol del Napoli al Cesena. Per la cronaca la squadra era in serie B, gli spettatori erano oltre 40 mila! 

Andare nella città partenopea è immergersi in un mondo speciale dove c’è poco da stupirsi nel vedere le immagini di San Gennaro al fianco di Lui (attenzione a nominarlo) nelle case di tutti. Un mondo che racconta il bellissimo libro scritto da uno dei giallisti più celebri d’Italia, “visceralmente tifoso della squadra della sua città”, così nella quarta di copertina. 

Il calcio a Napoli non è semplicemente uno sport, ma una religione, una passione nel Dna di un intero popolo. Se ne accorge il protagonista del romanzo, un professore abituato a laboratori e analisi logiche, trovatosi d’incanto in un mondo che di razionale ha poco. Il professore si piazza in un bar e si imbatte in una galleria di personaggi, ognuno con una sua storia, i suoi riti, le manie, le cabale superstiziose, e alcuni totem sui quali non c’è discussione, condivisi da tutti: l’epopea dei due scudetti (ad oggi gli unici) guidati da Diego Armando Maradona. Lui è la divinità che non si nomina, l’inarrivabile, colui che ha reso grande Napoli, innalzata addirittura sul tetto d’Europa. Come dare torto ai tifosi alle prese con una città che di problemi ne ha sempre avuti uno più degli altri. 

Dice un tifoso nel libro: “Quel nome [Maradona] sarebbe sinonimo di gloria e trionfi. Molti di noi se non tutti, incluso il sottoscritto, hanno avuto in quell’Uomo la persona al mondo cui sono connesse la maggiore felicità, la più grande passione, le più calde lacrime di gioia. Eppure, non lo nominiamo. Forse ci sembrerebbe di sminuirlo”. 

Ecco questo è Napoli. E un consiglio a tutti: provare per credere.


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