Intervista a Pierluigi Zama
(Corriere Romagna, 19 novembre 2017)
Cesena – Tre anni fa un eccesso di piogge, quest’anno una
siccità da far paura. Mai come negli ultimi anni il mondo del vino, e più in
generale il sistema agricolo, ha dovuto fare i conti con le bizzarrie del
clima. Ne è testimonianza la recente vendemmia che ha registrato in regione un
-25%, pari a circa 2 milioni di ettolitri in meno. Facciamo il punto della
situazione con Pierluigi Zama, Presidente Assoenologi della Romagna.
Di seguito l'intervista completa
Partiamo dalla recente vendemmia.
“Come sta succedendo negli ultimi anni la vendemmia 2017 è stata condizionata, come non mai, dall’andamento climatico. Le gelate tardive e la forte siccità che ha colpito, prevalentemente gli areali collinari, sono stati gli elementi che hanno caratterizzato il forte calo produttivo. Se valutiamo le ultime annate produttive passiamo da una annata come il 2014 estremamente piovosa e dal punto di vista sanitario difficile, ad una produzione di quest’anno che è l’esatto opposto. Basti pensare che quest’anno in regione diversi produttori hanno iniziato la vendemmia la prima settimana di agosto e l’hanno terminata nello stesso mese di agosto. Diventa quindi sempre più importante l’interpretazione dell’annata: dalle scelte agronomiche in vigneto alla vinificazione delle uve in cantina. Il mercato delle uve è stato chiaramente in tensione con prezzi che rispetto alla scorsa vendemmia sono stati più soddisfacenti e che compenseranno in parte il calo produttivo di questa vendemmia”.Di seguito l'intervista completa
Partiamo dalla recente vendemmia.
Cosa ci dobbiamo aspettare in termini di qualità?
“E’ stata e sarà una discreta annata. Lo stato sanitario
delle uve è stato eccellente ma la risposta qualitativa dal punto di vista
della maturazione delle uve è stata differente a seconda dei vitigni e dei
territori. La professionalità e la disponibilità idrica in vigneto quest’anno
hanno fatto la differenza. Risposte eccellenti in merito all’aspetto
qualitativo l’hanno data vitigni come l’Albana, Trebbiano e in parte il Sangiovese.
Più difficile soprattutto dal punto di vista produttivo è stata la produzione
del Grechetto gentile (Pignoletto). Direi
comunque che tutto sommato abbiamo avuto vendemmie con risposte peggiori e
pensando ai vini che oggi sono stoccati in cantina possiamo affermare che la
qualità è soddisfacente”.
I recenti 3
Bicchieri del Gambero Rosso hanno premiato in Emilia Romagna soprattutto
Lambrusco e Sangiovese: quale giudizio dà?
“Direi che le guide stanno premiando il duro lavoro che i
produttori stanno facendo da diversi anni in vigna. Vitigni come Sangiovese e Lambrusco,
e aggiungerei anche l’Albana (altro vitigno che le guide stanno mostrando di
apprezzare), hanno nei nostri territori una storicità maggiore. Non
dimentichiamoci che gli sforzi di divulgazione delle aziende e dei vitigni, che
stanno facendo gli editori e i redattori delle guide, sono di notevole
importanza menzionando tutti i vitigni del nostro territorio”.
Questione Albana:
c'è una vera e propria riscoperta. Come mai?
“E’ un vitigno a cui voglio molto bene e mi fa piacere
che con i suoi alti e bassi l’Albana rimanga, assieme al Sangiovese, un simbolo
del nostro territorio. È un’uva molto identificativa del terreno e
dell’andamento climatico dell’annata, e probabilmente questa variabilità piace
molto al mondo del vino. Il lavoro che sta facendo tutta la filiera produttiva
su questo vitigno è molto importante e probabilmente nel tempo darà i sui
frutti”.
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