L'incredibile telefonata della Signora Vicini

"Lo intervistai, sua moglie Ines si attaccò al telefono per ringraziarmi", Corriere Romagna 2 febbraio 2018


Anno 2011. Squilla il telefono di casa mia. “Buon pomeriggio, parlo con Filippo Fabbri, il giornalista?”. “Sì, sono io”, rispondo. “Salve sono la moglie di Azeglio Vicini, ho telefonato a diverse persone col suo nome nell’elenco telefonico e finalmente l’ho trovata”. Ora, sei in casa, sei appena tornato dalla spiaggia, è caldo perché siamo in luglio, ti suona il telefono e una voce femminile dice di essere la moglie dell’ex commissario della nazionale, cosa pensi? A uno scherzo. Come minimo. La voce gentile prosegue: “Mi scusi se la disturbo, le devo chiedere un piacere”. Ines, la moglie del Ct, che si scusa con me: no dai è uno scherzo di sicuro. E invece è tutto vero. Era successo che alcuni mesi prima avevo intervistato Vicini per la rivista Cesenatico 365. Una lunga chiacchierata nella sua casa a due passi dal grattacielo di Cesenatico, affacciata sulla spiaggia che iniziava ad affollarsi in maggio. Ne era uscito un articolo di diverse pagine dove aveva raccontato un po’ in tutto. A corredo le foto di Mauro Armuzzi, gentilmente concesse alla rivista. E la signora Ines cosa c’entra? Era andata insieme ad Azeglio a cena in un ristorate di Cesenatico, il proprietario gli aveva detto: “mister complimenti per l’intervista”. Lui aveva fatto buon viso ma non aveva inquadrato l’articolo. Poi per strada altri nella cittadina lo avevano fermato e gli avevano parlato sempre di quell’intervista. Ovvio che davanti a tutte queste galanterie Vicini e famiglia volessero vedere quel benedetto servizio. La telefonata chiedeva appunto un po’ di copie della rivista. Cosa che feci il giorno dopo, recandomi sempre a casa sua a Cesenatico. Questa volta accoglienza ancora più calorosa. Sua moglie che subito prende la decina di copie, il mister che mi aspetta con un gagliardetto della Nazionale. Incredibile: lui “medaglia” di bronzo a Italia ’90 che ha preparato un gagliardetto per il sottoscritto. Ce l’ho ancora, addirittura l’ho piazzato vicino al diploma di laurea. Poi ancora una chiacchierata, questa volta più breve, sempre sul calcio. E ancora le sue parole sul suo sentirsi romagnolo, in quell’aneddoto sulla fine anni ’50. “Giocavo nella Sampdoria, in televisione c’era un programma dedicato alla scuola. Alcuni alunni di Rho raccontavano la loro gita scolastica a Cesena. Il cronista chiese loro quale fosse la cosa che ricordassero meglio. Sa cosa risposero? Mica la Rocca o la Biblioteca Malatestiana. No, le loro mangiate di tagliatelle. Ecco, questo è il biglietto da visita della Romagna”. Ecco, questo era Azeglio Vicini, uno che ti diceva grazie e mai si è lamentato di un articolo su di lui.

Commenti

gloria fuzzi ha detto…
Bello e buono il Romagnolo verace, sempre schietto e vero come la vita della romagna tra cielo e mare e terre soleggiate dove cresce il grano, l'uva, e ortaggi preziosi. Qui tutti lavorano incessantemente, dal basso verso l'alto e viceversa, senza sosta, perchè il lavoro nobilita l'uomo, il contadino, l'agricoltore,l'artigiano e l'industriale e li rende umani, allo stesso tempo, uniti, da quel filo sottile che è l'animo umano condiviso e che regna sovrano.
Tra castelli e corti, tutti sono solidali, uniti tra loro, ricchi, nobili o semplici lavoratori o naviganti, tutti sulla stessa strada, dove il mistero dell'uomo senza tempo, si compie indisturbato e si realizza, qualcosa di veramente unico... la strada della vita insieme, che è in fondo solo l'amore per se' stessi e il prossimo, ovunque e comunque esso sia, nel bene, sì che, il buono poetico, del grande Giovanni Pascoli, trionfa in questiluoghi.!

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