"Cesenatico. Processo al calcio", Musi
“Il Processo al calcio a Cesenatico”, Romagna Gazzette
luglio 2018
Scrivi processo al calcio e subito pensi ad Aldo
Biscardi. Sì, quello degli “sgub” e della moviola in campo (profeta della Var),
quello che “fa errori di grammatica anche quando pensa” (parola di Beppe
Grillo, quando ancora era un comico), quello del “non parlate in più di tre o
quattro per volta che sennò non si capisce niente” (Biscardi docet). Il
Processo in realtà ha avuto un altro inventore, addirittura un romagnolo
purosangue: il Conte Alberto Rognoni. Siamo nella metà degli anni Sessanta,
Cesenatico era la meta estiva del Conte, il suo capanno sul porto era qualcosa
di più di un semplice luogo dove pescare. Qui, nella ridente città del
grattacielo prende corpo l’idea di un Processo, con accusa e difesa che si
confrontano, e una giuria a sentenziare.
Sono gli anni della Perry Mason mania,
e infatti l’evento estivo mutua lo stile del grande avvocato americano. Sin qui
di originale sembra esserci poco. E invece il Processo diviene uno degli eventi
estivi più seguiti in ambito nazionale, con un seguito di stampa e attenzioni
da proiettare Cesenatico al centro delle cronache nazionali. Il motivo è
semplice e si spiega con alcuni nomi: Giampiero Boniperti, Nereo Rocco, Edmondo
Fabbri, Helenio ed Heriberto Herrera, Gianni Rivera, Gianni Brera, Enzo
Ferrari, Giuseppe Meazza… la lista è lunga, anzi lunghissima, da sola sarebbe
un articolo. Il punto è che quelli citati erano i personaggi più in vista del
calcio di quegli anni. Personaggi che mettevano da parte remore di qualsiasi
specie e si mettevano in discussione nel “giocattolo” tribunalizio messo in
atto dal Conte.
A raccontare per filo e per segno l’evento è il libro di
Giuliano Musi, “Cesenatico. Processo al calcio” (Minerva edizioni). Probabilmente
è il primo volume che racconta che per filo e per segno il processo al pallone:
i personaggi che vi prendono parte, i capi di accusa, lo svolgimento del
dibattito, le sentenze (tutte assolutorie). Quattro anni aveva lambito il tema
anche Italo Cucci nel volume “Il capanno sul porto”, racconto memorialistico
del grande giornalista in ricordo del Conte. Musi invece pone l’attenzione
esclusivamente sul Processo, col limite di farne un racconto a tratti piatto
perché piegato alla mera cronaca, senza l’ausilio di testimonianze dei pochi
partecipanti ancora in vita. A parte questo limite, un libro da leggere,
soprattutto per capire cosa è stata Cesenatico in quegli anni.
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