Al Ristorante? Sì, ma prima è meglio prenotare


Partiamo da un dato di fatto: di libri di cucina ormai il panorama editoriale è pieno. Aggiungiamo una seconda constatazione: in genere si tratta di volumi con stellette, bicchieri, acini, insomma con metri di giudizio soggettivi destinati a essere condivisi o meno. In tutto ciò non c’è nulla di male, per carità. Se infatti è vero che uno dei tratti caratteristici del “made in Italy” è la nostra tradizione gastronomica, l’editoria non può fare altro che adeguarsi. Così come non c’è nulla di scandaloso nel punteggio (disinteressato) di un esperto, a un ristorante o a un vino. Gli unici limiti in questo modo di procedere stanno (molto spesso) nel produrre dei testi a “scheda”: valutazioni e descrizioni tecniche prevalgono su tutto il resto, lasciando in subordine storie e racconti dei protagonisti. Ovvero di coloro che lavorano sul campo, e danno anima e corpo a quel piatto e a quel vino.

Controcorrente va il libro “Meglio Prenotare - Storie italiane di ristoranti affermati” (Edizioni Catering, 2011, pp. 180, euro 13). Scritto a cinque mani (Alfredo Antonaros, Luigi Franchi, Alessandra Locatelli, Antonio Longo, Roberto Martinelli), il libro racconta esperienze di uomini, donne e intere famiglie, che hanno in comune l’essere ristoratori. Più che una guida pratica, un racconto di vita di chef e ristoratori, che hanno il merito di raccogliere i favori dei clienti. “C’è uno spaccato dell’Italia fotografata nei ristoranti: luoghi in cui trovare, scoprire e incontrarsi, condividere un patrimonio che ci appartiene e del quale essere fieri – scrive Martinelli nell’introduzione - I ristoranti potrebbero stare alla cultura culinaria esattamente come i musei stanno al patrimonio artistico. Luoghi deputati per trovare emozioni”. E se i musei spesso mettono insieme il nuovo con l’antico, lo stesso lo fa la cucina italiana il cui tratto caratteristico è l’incontro di tradizione e innovazione, unite in un comune percorso di rielaborazione.
Nello spazio dedicato ai ristoranti dell’Emilia Romagna, 16 sono le storie raccontate, 2 dedicate al territorio cesenate: i sapori dell’Appennino del ristorante “Allegria” di Mercato Saraceno, quelli del mare dell’”Osteria del Gran Fritto” di Cesenatico. Di quest’ultimo, curiosa la storia di Stefano e Andrea Bartolini, rispettivamente padre e figlio. Entrambi, il giorno dopo la laurea, in economia il babbo e in architettura Andrea, hanno detto al genitore: “ora sono pronto a fare l’oste”. Della serie, la cucina val bene una carriera accademica.
(La Gazzetta del Rubicone, Dicembre 2011, "Letture Mensili"

Commenti

Post popolari in questo blog

L'incredibile telefonata della Signora Vicini

Le canaglie, Carotenuto

Facciamo gli inglesi

MORATTI DOUBLE FACE