Il minuto di silenzio, Garanzini

"Il minuto di silenzio", Romagna Gazzette Giugno 2020


Non so in quanti ci hanno fatto caso ma negli stadi così come nei palazzetti il silenzio è sempre più merce rara. Un po’ come nelle spiagge dove se non c’è qualcuno che ti popone un po’ di animazione, il luogo viene bollato come “cadaverico”. D’accordo, i luoghi dello sport sono posti affollati, il rumore quindi c’è sempre stato. Magari un tempo c’era lo speaker che leggeva gli sponsor (al Manuzzi di Cesena gli occhiali di Visani sono passati alla storia), prima della gara e nell’intervallo. Negli ultimi anni però l’effetto discoteca prevale un po’ su tutto, dall’annuncio del marcatore alla musica a volume altissimo che mi chiedo spesso come facciano i coach a parlare con i loro giocatori nelle palestre. 

Vabbè, tutto sto pippone moralistico d’un cinquantenne d’antan per dire una cosa: non riusciamo a rimanere in pace neppure nel minuto di silenzio, quello che un tempo serviva per pregare o riflettere sul personaggio scomparso, mentre oggi è occupato dalle mani che applaudono. Per trovare un po’ di calma non ci resta che gettarci nel silenzio d’un libro, questo sì da gustare nella quiete delle pagine, magari con lentezza.


Il libro più indicato non può che essere quello di Gigi Garanzini, “Il minuto di silenzio” (Mondadori), uno dei migliori usciti negli ultimi anni. Un centinaio di ritratti di grandi e piccoli calciatori per “ricambiare le emozioni che hanno regalato a generazioni di appassionati”. Il sottotitolo scrive: “La storia del calcio attraverso i suoi eroi”. Ed è così. Perché proprio di storia si tratta, arricchita dalla maestria di una delle più grandi penne del giornalismo sportivo.


Alcuni ritratti rendono l’idea di ciò che stiamo parlando. Gaetano Scirea: “il difensore più elegantemente corretto che si ricordi”. Matthias Sindelar: “Il Mozart del football”. Garrincha: “Sulle sue debolezze costruì la sua forza”. Brera: “Piatti da stella Michelin sfornati a ritmi da pizzeria”. Puskas: “Il mancino più implacabile di tutti i tempi”. Di Bartolomei: “Un signor giocatore, e in più un giocatore signore”. Cruijff: “c’è stato un calcio a.C. e un altro d.C. Prima e dopo Cruijff”. Potremmo andare avanti per un pezzo nella miriade di dipinti che affollano questa Spoon River del pallone. Anche se la più bella citazione, parere del sottoscritto, rimane quella detta da Beppe Viola e riportata nel libro: “Tutta la vita 37,2 in cambio della seconda palla di servizio di McEnroe”. Altro che 4-3-3 o 4-4-2, la vera poesia sta tutta nella leggerezza di queste parole.

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