Rolling Stone, su Summertime sbagli

Non concordo con la stroncatura di Marianna Tognini su Summertime di Netflix  (qui per vedere di cosa si tratta). La rivista sbaglia perché si approccia in maniera manichea: bello-brutto. Le mezze misure non le ammette. L’errore è tutto qui. 

Non concordo con una riviera d’autore raccontata da Fellini, Zurlini e Risi, e un’altra da filmetti come Rimini Rimini (Rimini Rimini un anno dopo non lo cito per pudore). Mi dispiace, ma non ci sto. Tra i due estremi, così come nella vita, c’è sempre un terra di mezzo, ed è il caso di Summertime.

Senza farla troppo filosofica, la serie non è altro che una storia di adolescenti per adolescenti, niente di più. È vero, la trama non eccelle per originalità ma il racconto dei giovincelli in una località turistica come Cesenatico nel pieno dell’estate è poi così diverso dalla realtà? Secondo me no, anzi è più realistico di tante inutili indagini sociologiche che ci invadono e nessuno legge. Le amicizie, gli amori, la musica, il mare… nelle località della Riviera le cose vanno così. Dove emerga poi nella serie “una città di sfigati, che tutta l’estate attrae maree di sfigati da tutti i posti più sfigati del mondo”, l’ha visto solo lei. E quindi è inutile fare gli intellettualoidi e stroncare un filmetto solo perché si allontana dai propri desiderata generazionali.

Poi è vero, alcuni personaggi hanno una recita imbarazzante, un tema come il lavoro stagionale rifugge dalla realtà (magari lavorare al mare e avere tutto quel tempo libero), la “essce” degli attori non c’è, tuttavia l’impianto regge. Eccome se regge. E beato Cesenatico che si è ritrovato una vetrina così.

La stroncatura mi ricorda un film anni ’80 “Il ragazzo di Campagna” con Renato Pozzetto. Pellicola leggera e comica. Ma siamo sicuri che fosse solo quello? Gli anni ’80 con la sbornia della società dei servizi, della Milano da bere e dei contadini visti in tono dispregiativo sono stati raccontati meglio da un filmetto come quello anziché da altri. Solo che queste cose nessuno le può dire. 

Perché in Italia se fai ridere sei leggero. Pensa un po’, a me invece fanno più ridere certe recensioni…


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