GENERAZIONE PRECARIA


Se la televisione latita sul mondo reale – troppo pessimista e foriera di cattive notizie secondo il nostro primo ministro – a riportare un po’ luce sul mondo d’oggi ci pensa il cinema. Che da alcuni anni ha posto l’accento sul mondo del lavoro, e, più nello specifico, sul precariato. Per citarne un paio, Eugenio Cappuccio in “Volevo solo dormirle addosso” con Giorgio Pasotti, Paolo Virzì in “Tutta la vita davanti” con Sabrina Ferilli. Aggiungo “Generazione mille euro” di Massimo Venier. Qui l’argomento del lavoro viene trattato in maniera leggera, tanto è vero che la pellicola è stata catalogata tra le commedie. La problematica, però, è terribilmente attuale. Un laureato con dottorato, genietto in matematica, lavoratore precario con contratto di sei mesi nell’ufficio marketing di una grossa azienda. L’impossibilità di pianificare la vita, la strada sbarrata nell’università (avanza il nipote di un senatore). Cosa aggiungere? Nulla, se non farsi un sorrisetto per tirarsi su.

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