Moviola

Il risultato non torna mai indietro. Eppure, lei, la moviola, è sempre lì a dettare legge, macchinario infernale della verità, più abile dello sguardo umano. Delizia degli appassionati che si nutrono della linfa dell’errore (d’altronde, non è il bello del calcio?), croce delle giacchette nere (ormai multicolori) spesso nell’occhio elettronico del ciclone. La moviola nacque dalla polvere di gesso di un Inter – Milan, anno 1967: Rivera calcia, la palla ricade dentro o fuori la riga? L’arbitro convalida, il giornalista della Rai Carlo Sassi, nella Domenica Sportiva di Enzo Tortora, si traveste da Archimede e scopre che quel pallone non era entrato. Tre anni dopo la moviola diventa rubrica fissa e addirittura nel 1972 Concetto Lo Bello ammette, davanti all’immagine impietosa, un suo errore. Passano gli anni e l’importanza della moviola cresce in proporzione al giro di soldi e al peso della tv sul pallone. Biscardi la invoca in “gamboo”, il sistema non acconsente ma ufficiosamente la usa. La testata di Zidane a Materazzi, con relativa espulsione, passa attraverso l’immagine di un monitor che la segnala al quarto uomo. Più che di centimetri, quella volta fu questione di…testa. (La Voce 23 novembre 2011)
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