Pubblico


È l’oggetto del desiderio di ogni società sportiva. Un tempo bastava lo stadio, rigorosamente la domenica. Oggi non bastano neanche i sette giorni della settimana a contenere la massa di eventi sportivi offerti. Altro che Rita Pavone con le sue domeniche solitarie, adesso c’è il non stop a ciclo continuo. Solo che finché i mariti se ne andavano al campo sportivo a sfogare le loro pulsioni, poteva pure andare, ma ora che la tv è l’oggetto del contendere le cose si sono complicate persino nelle case. Telecomando, calduccio casalingo, replay in hd, bibite e pop corn, e soprattutto portafoglio più gonfio (la tv conviene). Gli spettatori allo stadio calano dell’8 per cento l’anno, e piazze da Champions League come l’Udinese non arrivano ai 7mila spettatori. A Parma alcune settimana fa i paganti erano addirittura 2.860, a Trieste hanno inventato le sagome. Il pubblico di cartone, proprio quello che ci mancava. Naturale genesi da spettatori da stadio a telespettatori da video. (La Voce di Romagna 30 novembre 2011)

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