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Che bello Cesenatico Noir

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Per chi è avvezzo al genere, in Romagna il giallo l’ha sempre associato a due località. La prima è Cattolica per un evento, il celebre Mystfest. La seconda è Rimini e qui la questione è diversa. La città dei “gelati e delle bandiere” non ha mai avuto una scuola, né tanto meno una rassegna di livello (almeno a mia memoria). Tuttavia è stata epicentro di numerose narrazioni fatte di delitti e intrighi, come se la nebbia e gli opachi sfondi de “ La prima notte di quiete ” di Vencini anni 70 avessero tracciato una linea di ispirazione. Giusto per fare alcuni nomi, i primi che mi vengono in mente: Tondelli, Lucarelli, De Cataldo, Russomanno, Vignali, Angelini…

La Terrazza

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Il bello di rivedere film che hanno fatto la storia del cinema, a distanza di anni, è il “qualcosa” che ancora oggi sanno trasmetterci. Mi è capitato con La Terrazza di Scola del 1980, visto ieri su Amazon Prime. È una pellicola celebre che racconta, in cinque episodi concatenati, la crisi di identità e di futuro di altrettante persone (tutti maschi ) alle prese con il tempo che passa.  C’è lo sceneggiatore in crisi di ispirazione che va in preda all’esaurimento nervoso (Trintignant); c’è il giornalista senza stimoli soppiantato da nuove leve in ascesa e in crisi coniugale per una moglie indipendente (Mastroianni); c’è un intellettuale che nella tv di Stato vede avanzare il vuoto di idee e il clientelismo senza che abbia un minimo moto d’orgoglio e di ribellione (Reggiani); c’è il produttore avanti con gli anni che si accorge della distanza di età dalla moglie giovane e in carriera (Tognazzi); c’è il comunista messo da parte dal partito che si infatua di una giovane con relativo senso

La bravura di Lucarelli

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Qual è la bravura di Carlo Lucarelli ? Me lo sono chiesto tante volte al termine di molti suoi polizieschi. Ci ho girato attorno per parecchio tempo e sono giunto alla conclusione. Ciò che lo rende un gradino sopra tanti è l’ambientazione, l’unire l’indagine alla storia. Il contesto non è il contorno ma parte della pietanza. L’ho capito, dopo avere letto in questi giorni “ L’inverno più nero ” (Einaudi, 2020), l’indagine del commissario De Luca. Una ventina di anni fa mi ero cimentato su “Indagine non autorizzata”, la prima del poliziotto, a cui aveva fatto seguito “Carta Bianca” e “L’estate torbida”. A stimolarmi in quella direzione era stata una intervista fatta a Lucarelli a San Mauro Pascoli per il settimanale Il Ponte, registrata su un nastro magnetico che chissà dove sarà finito. In quell’occasione lo scrittore mi aveva anche raccontato che si era cimentato sul delitto Ruggero Pascoli, per conto di un quotidiano. Tornando ai romanzi, Lucarelli ha il dono di raccontare la sua

Tutta colpa del Mundialito, Bacci

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"Chi ricorda il Mundialito?", Romagma Gazzette maggio 2021   Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 il calcio italiano si conquista la scena internazionale. Prima lo fa nel Mondiale di Argentina con una prima fase versione Brazil, salvo poi crollare nel prosieguo. Quattro anni dopo va addirittura meglio, tocca l’apice l’11 luglio con la terza Coppa del Mondo, grazie a un Paolo Rossi che la buttava dentro anche se calciava da metà campo. La storia ci ha sempre raccontato di un crescendo rossiniano tra i due eventi, concatenati da un filo di continuità, in pieno stile illuministico sul concetto di progresso.

Ah! Il Mundial, Soldati

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Il Mondiale di Soldati, Romagna Gazzette aprile 2021  Che cos’è l’identità nazionale si sono chieste generazioni di persone. È quella terra dove vivi, respiri, mangi e condividi. Quattro parole che non bastano a raccontare quel macro cosmo di sentimenti di un popolo. C’è un libro che meglio di tutti racconta cosa sia lo spirito nazionale. La firma in calce è di quelle pesanti, Mario Soldati . “ Ah! Il Mundial ” (Sellerio editore) è un libretto di 150 pagine che raccoglie un mese di corrispondenze dal Mondiale di Spagna, quello di “Paolorossi” in tutti gli angoli del pianeta. Soldati è un personaggio affermato, nel cinema e nella letteratura è una istituzione, il direttore del Corriere della Sera gli chiede di raccontare l’evento sportivo da inviato. Ha 76 anni, è la prima volta che lo fa, per di più in una terra che gli è antipatica per il recente passato franchista. La cronaca è quotidiana e segue passo dopo passo le vicende di una squadra partita con prestazioni da bettola di quart

Spimi, Vittorio

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"Perchè oggi non allena?", La Voce 20 settembre 2010 A Cesena, chi ha buona memoria, ricorda ancora le sue asfissianti marcature sui centravanti, e quella storica promozione in serie B, stagione 1967/68, che porta anche la sua firma. Ma è soprattutto nei sette anni a Bari che la sua carriera ha preso il volo: esordio in serie A, fascia di capitano e ancora oggi tra i primi dieci per numero di presenze con la maglia dei pugliesi. Non pago, smessi i calzoncini, ha deciso di indossare tuta e fischietto guidando quasi tutte le panchine della Romagna e dintorni. Vittorio Spimi, 67 anni all’anagrafe ben portati, più che vivere di ricordi, si sente come un professore messo forzatamente in pensione, desideroso di trasmettere il suo sapere ai giovani d’oggi. E soprattutto il suo bagaglio di esperienza al servizio di un mondo dirigenziale col quale ha avuto più d’un conflitto. Ci incontriamo in un bar a Rimini, e ne vien fuori una piacevole conversazione che scorre via tranquilla tra

Ridicol calcio, Calzaretta e Cavani

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"Quando il calcio è ridicol", Romagna Gazzette marzo 2021 Il calcio è una cosa seria, si è sempre detto. Uno sport, certo, anche se il business ormai la fa da padrone. In questo contesto una sana risata può essere un toccasana per sdrammatizzare tensioni, polemiche e contestazioni. Il libro curato da Marco Cavani e Nicola Calzaretta , “ Ridicol calcio ” (Mondadori, pp. 160, euro 9), va in questa direzione. Il libretto è di alcuni anni (si trova ancora nelle piattaforme on line), racconta gaffe, gag e in parte conferma quel senso comune del calciatore ricco e un poco ignorante, nel senso etimologico del termine. Un mondo che non risparmia neppure campioni di casa nostra, soprattutto quelli dal cognome un poco imbarazzante. Come nel caso di Pompini, attaccante di C che ha indossato anche la maglia del Rimini. Protagonista di quattro reti in un match, la sua performance viene ripagata sul giornale col titolo “Pompini a raffica: Mirandola ko”. La settimana successiva Pompini no

Omar Sivori, Bosco

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"Sivori, l’angelo con la faccia sporca", Romagna Gazzette febbraio 2021  Ci sono personaggi del calcio che non hai mai visto giocare. Li hai però talmente incrociati nelle testimonianze e nelle letture che ti pare averli visti in campo. Sono gli immortali, quelli che hanno fatto la storia, come Omar Sivori, uno dei campioni più politicamente scorretti che questo sport abbia prodotto. Tunnel in abbondanza in segno di sberleffo, guancia sempre ricambiata alla prima provocazione, ego smisurato al pari della classe. Alla prima conferenza stampa sbarcato nel Belpaese così si presentò: “Finalmente anche in Italia si giocherà il vero calcio e io ne sarò il messia”. Lui arrivava da un’Argentina con zero tituli, l’Italia in bacheca ne aveva già due di Mondiali, così giusto per dire. A 85 anni dalla nascita e 15 dalla sua morte, Andrea Bosco gli ha dedicato il libro “ Omar Sivori. L’angelo con la faccia sporca ” (Minerva editore, 2020). Il suo è un atto d’amore al calciatore che l

Scala, Augusto

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L'anarchico del pallone”, La Voce di Romagna 19 luglio 2010   Augusto Scala sta al calcio italiano come Jean Marc Bosmann sta a quello europeo. Non sembri azzardato questo paragone. Prima di Scala il calciatore era una specie di pacco postale che le società potevano spedire a qualsiasi destinazione, senza il minimo consenso del giocatore. Finché un giorno il poco più che ventenne di San Piero in Bagno non esclamò un celebre “no” al suo Bologna: gli avevano promesso che sarebbe rimasto sotto le due Torri e invece lo avevano venduto sottobanco all'Avellino. Era il 1973, Scala viene messo fuori rosa, il mondo del pallone si mobilita in suo aiuto, arriva il primo sciopero dei calciatori. Risultato: l'Aic (Associazione calciatori) ottiene la firma contestuale (società-calciatori) per la cessione. Tutto questo grazie all'anarchico del pallone per antonomasia. Barba e capelli sempre lunghi, modello George Best, insofferente a ritiri e regole. Dalla sua aveva piedi vellutati

Tanti dubbi sul docufilm di Mauro

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Ho visto il docufilm di Ezio Mauro , La dannazione della sinistra-Cronache di una scissione , e devo dire di essere alquanto perplesso. Bene il materiale d’archivio e la narrazione nei luoghi dell’evento. Quello che difetta sono le voci interpellate: i politici. Passi Massimo D’Alema politico di lungo corso del Pci, Luciana Castellina ed Emanuele Macaluso autorevoli comunisti del tempo, e Achille Occhetto ultimo segretario. Ma gli altri cosa centrano? La presenza di Vendola pare quasi fantozziana, quella di Bertinotti fa ancora più sorridere vedendo i danni che ha fatto a sinistra. E ancora Martelli, Intini, Bersani: mi chiedo il senso di tutto questo. Capisco la difficoltà nel raccontare un fatto storico epocale in assenza dei protagonisti viventi, ma l’avere inserito chi la politica l’ha fatta in tempi totalmente diversi è come se la Rivoluzione francese la facessimo commentare a Macron o gli Uffizi a Renzi (ops…). Quello che manca nella narrazione di Mauro sono le voci degli s

Se il calcio è un giallo

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Se metti insieme due sottogeneri la somma dà un genere unico? In matematica sì, in letteratura la questione è più complessa. Molto più complessa. Soprattutto se i generi in questione un tempo erano di “bassa fascia” mentre oggi sono saliti di rango. Per farla breve, parlo del giallo/poliziesco e del calcio. Fino agli anni ’70 erano considerati di serie B, un po’ per lo snobismo generale di quegli anni nei quali tutto era politica, un po’ perché richiamavano masse di persone e come si sa il mondo intellettuale ha sempre guardato con sospetto la cultura dei grandi numeri, manco fossimo sempre a un supermercato. Due esempi: Scerbanenco non era certo in testa nelle letture dei critici letterari del tempo fino a quando non lo sdoganò Oreste del Buono; La Repubblica quando uscì verso la metà degli anni ’70 non contemplava le pagine dello sport. Questo per dire di una quarantina di anni fa, quando le cose andavano così. Oggi il panorama è completamente mutato tanto che non ci si stupisce n

Da Sivori a Cristiano Ronaldo, com’è cambiato il calcio

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“ Da Sivori a Cristiano Ronaldo, com’è cambiato il calcio”, Corriere Romagna 5 gennaio 2021   San Mauro Pascoli – 85 anni dalla nascita, 15 dalla morte. Il giocatore è uno dei giocatori più forti della storia del calcio: Omar Sivori. Compagno per 8 stagioni di Gino Stacchini alla Juventus (dal 1957 al 1965), il sammaurese l’ha ricordato scrivendo la postafazione del libro di Andrea Bosco “ Omar Sivori, l’angelo dalla faccia sporca ” (Minerva editore). Tre gli scudetti vinti insieme con la maglia bianconera, “nessuno era in grado di fare con la palla ciò che riusciva Sivori”, scrive Gino. L’intervista è anche l’occasione per raccontare come è cambiato il calcio d’oggi e lo stato di salute di quello romagnolo. Gino, Bosco nel libro scrive che lei era uno dei pupilli di Sivori. Conferma? “Sotto il profilo calcistico sì. Lui amava giocare palla bassa, esaltava la tecnica, come attaccante gli piacevano le alchimie. Sivori non amava la palla alta, anche per via dei suoi centimetri. Io

Pari, Fausto

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“Tutte le coppe di Birula”, La Voce di Romagna 21 settembre 2009 Da tempo abita in Emilia, Parma per la precisione, il suo Dna però è tutto romagnolo. Malgrado una recente enciclopedia promossa da un quotidiano locale non l’abbia inserito tra gli 82 sportivi di rilevo del nostro territorio, Fausto Pari rimane uno degli uomini di punta del calcio “made in Romagna”. C’era anche lui nella Sampdoria di “papà” Mantovani – tutti lo consideravano più un padre anziché un presidente – ultima provinciale a vincere uno scudetto (1990/91), con coppe e trofei mai più visti in quel di Genova. Difficile dimenticare quegli anni, impossibile scordare quei nomi che in maglia blucerchiata hanno fatto la storia del calcio: Vialli, Mancini, Pagliuca, Vierchowod, Mannini, Cerezo…e appunto anche il bellariese purosangue (vi è nato 47 anni fa). In pochi forse avrebbero scommesso su una carriera così brillante, soprattutto dopo che l’Inter lo girò al Parma in terza serie, in quegli anni lontano dai momenti

Che bello Bordelli

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Confesso di avere un debole per Franco Bordelli, il commissario nato dalla penna di Marco Vichi. La scintilla è scoccata sin dal primo romanzo, “ Il commissario Bordelli ”, letto casualmente una quindicina d’anni fa. Da allora non ho fatto altro che proseguire di volume in volume senza una logica apparente. L’ultimo è di queste festività natalizie, “ L’anno dei misteri ”, letto in ebook e ambientato nel 1969. In un genere poliziesco contrassegnato dall’ hard boiled , fatto di duri e violenza spesso tendente al pulp, Vichi ha scelto la strada più soft, giocando sulla psicologia del protagonista nel contesto di una Firenze anni ’60 tra ricostruzione, proteste giovanili ed eventi cronaca (l’esondazione dell’Arno la più eclatante). Bordelli è un personaggio della strada che fa una chiara scelta a favore degli svantaggiati. Per amici ha una ex prostituta sua confidente e suo rifugio, senza rapporti intimi. Un ex scassinatore (Ennio) a cui chiede favori per indagini di polizia. Un genial

Un’ultima stagione da esordienti, Cavina

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Ho riletto con molto piacere il libro di Cristiano Cavina , “ Un’ultima stagione da esordienti ” (Marcos Y Marcos). In un momento come questo penso sia un toccasana per chi ama il calcio. Al di là degli interessi economici che muove, il calcio è soprattutto partecipazione condivisa, un’emozione che oggi pare venire a meno (almeno per me) per la desolazione degli stadi vuoti unita al quotidiano degli obitori pieni. La storia raccontata da Cavina è come un ritorno alle origini del pallone. Ai campetti fai da te, alle storie di paese con personaggi caratteristici che affollavano lo stadio nel fine settimana. La partita del sabato era un rito collettivo che univa la comunità, anche se in campo scendevano dei ragazzini. I tremila abitanti di Casola Valsenio vedevano nelle sorti della squadra un momento di identificazione di gruppo in paesi dove ci si conosceva tutti e le alternative erano poche. Nell’Italia della boria degli anni ’80 del terziario avanzato, c’erano ancora queste sacche di